Se la nomina di Donald Tusk alla presidenza Ue ha definitivamente sdoganato la Polonia dal ruolo di comprimario sullo scacchiere diplomatico del vecchio continente, il vertice Nato in Galles la ha consacrato come «alleato strategico» di primo piano. Varsavia non chiede solo garanzie sulla sicurezza dei propri confini nazionali, ma vuole che gli venga riconosciuto lo status di media potenza regionale.

A darle man forte ci sono le repubbliche baltiche (Lituania, Estonia, Lettonia) e – anche se con qualche distinguo – la Repubblica Ceca e Slovacca. L’Ungheria di Orban è un caso a parte. Il presidente polacco Bronislaw Komorowski ha detto che l’alleanza atlantica rafforzerà il piano di difesa per l’Europa dell’est. «Una presenza più visibile delle forze Nato in Polonia farà sentire la gente più sicura», ha detto in chiusura Komorowski che guida la delegazione polacca insieme al ministro della difesa Siemoniak e al ministro degli esteri Sikorski.

E che la Polonia faccia sul serio lo si è percepito qualche settimana addietro. Il ferragosto di quest’anno a Varsavia verrà iscritto negli annali dei grandi eventi della capitale per la mega parata militare messa in piedi dal governo, e fortemente voluta proprio dal presidente della repubblica Bronislaw Komorowski, per celebrare la vittoria delle forze armate polacche a scapito dell’armata rossa nel 1920, nella battaglia di Varsavia. Più di 1.000 uomini e 150 mezzi corazzati hanno invaso il centro, e 50 tra elicotteri e aerei da guerra hanno solcato il cielo sopra Varsavia. Uno sfoggio di «pettorali e bicipiti» in divisa che non si vedeva dai tempi dei gemelli Kaczynski (Lech e Jaroslaw), il tandem nazional-populista che nel 2007 guidava la Polonia dagli scranni più alti delle istituzioni repubblicane: il primo in qualità di presidente, il secondo come primo ministro.

Allora era la retorica nazionalistica che mostrava i muscoli, oggi, cambiati i protagonisti politici, è la crisi ucraina che rispolvera gli istinti guerrieri della Polonia europea. Che si tratti di un messaggio subliminale diretto alla Russia di Putin? In molti tra giornalisti e commentatori politici lo hanno pensato e anche ironizzato sui mezzi datati e obsoleti in dotazione all’esercito polacco. Non è certo una mega parata militare ad impensierire Mosca e questo il governo liberal-conservatore dell’ex premier Donald Tusk lo sa.

È stato piuttosto un messaggio diretto ai propri connazionali e le parole di Komorowski durante le celebrazioni del 15 sono state chiare: «La libertà non è data una volta e per tutte, deve essere protetta, rafforzata e curata». E poi, parlando della crisi in Ucraina, ha sottolineato che «non è possibile vedere il nostro potente vicino dell’est aumentare costantemente negli ultimi 8 anni il budget alla difesa mentre la Nato tagliava i costi», aggiungendo anche che «è arrivato il momento di aumentare le spese per la difesa fino al 2% del Pil». Insomma, la Polonia ha deciso di armarsi e ha messo sul piatto della bilancia una quantità enorme di soldi. Per il prossimo decennio sono previsti investimenti pari a 130 miliardi di zloty (oltre 3 miliardi di euro) con l’obiettivo di «modernizzare» le forze armate.

Piatto ricco mi ci ficco, verrebbe da dire, e i produttori italiani di armi sono in prima fila per accaparrarsi qualche fetta di torta. Un mese fa avevamo dato notizia dell’interessamento polacco per gli elicotteri d’assalto Mangusta della Agusta-Westland. Il ministero della difesa ha in mente di acquistarne 30 e dovrà scegliere tra il modello italiano e l’Apache americano. Non è finita qui, il consiglio dei ministri ha stanziato 77,7 milioni di euro per la fabbricazione di torrette terrestri Hitfist da 30mm.

A fornire le componenti sarà la Oto-Melara. Il contratto prevede la cessione della licenza di fabbricazione per 20 anni, oltre al supporto logistico e di servizio. Le torrette verranno realizzate in Polonia a Siemianowice, nella bassa Slesia, da aziende polacche. C’è grande fermento al ministero della difesa. La crisi ucraina ha impresso una forte accelerazione ai piani di modernizzare delle forze armate. Dal 30 luglio in avanti tutte le commesse militari hanno imboccato la corsia preferenziale della «sicurezza nazionale», bypassando le normali procedure degli appalti pubblici.

Ciò significa che non sarà più il ministero dell’economia a gestire i fondi bensì il ministero della difesa. A proposito, sono in arrivo anche nuovi tank americani.