Mentre a Pompei gli scavi condotti dalla Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia nella grande area della Regio V fanno riemergere, assieme allo scheletro di un fuggiasco colpito da un masso, affreschi dai colori vividi e oggetti che sembrano non risentire della patina del tempo, al Museo archeologico nazionale di Napoli (Mann) è visitabile fino al 30 settembre la mostra Ercolano e Pompei. Visioni di una scoperta, già ospitata al Centro Culturale di Chiasso – m.a.x. museo, in Svizzera. A cura di Pietro Giovanni Guzzo, Maria Rosaria Esposito e Nicoletta Ossanna Cavadini (catalogo Skira, pp. 378, euro 38) la rassegna è un viaggio nell’immaginario di quei «turisti» speciali che dalla scoperta dei siti vesuviani (1738 Ercolano, 1748 Pompei) trassero ispirazione nelle arti e nella letteratura. Tra le oltre duecento opere esposte si trovano delle vere e proprie chicche, come la prima raffigurazione dello scavo di Pompei del naturalista-botanico François-de-Paule Latapie (1776) e la magnifica planimetria acquerellata della Villa dei Papiri dell’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber (1754-58).

ALLA CARRELLATA DI INCISIONI – notevoli quelle, a tratti surreali, realizzate da Francesco Piranesi a partire dai disegni di suo padre Giovanni Battista – si aggiungono una serie di gouaches di Antonio Coppola (1893), che anticipano – però in toni fiabeschi – le ormai inflazionatissime ricostruzioni digitali dei paesaggi archeologici. Quando, a fine Ottocento, si diffusero anche le foto delle rovine – poi incollate su cartoncino – le città risvegliate raggiunsero un pubblico ancora più vasto. Souvenir di valore culturale, le cartoline esposte nella sala della Meridiana al Mann rivelano il fascino rétro di architetture e reperti. Le Corbusier, nel suo breve soggiorno del 1911 a Pompei, ne comprò diverse per utilizzarle come «appunti visivi». Anche Picasso, che si recò nel sito assieme a Jean Cocteau, fu sedotto da una cartolina raffigurante l’affresco con Venere e Marte dalla Casa delle Nozze di Ercole, materia di studio per Idillio e Gli innamorati del 1923. Simone Foresta segnala inoltre nel catalogo che una cartolina postale intitolata Eruzione al 1913 è la fonte iconografica di Vesuvius, eccentrica creazione di Andy Warhol risalente al 1985.

IN OCCASIONE DELLA RASSEGNA, il Mann ha promosso un’iniziativa editoriale rappresentata dal libro Visioni di una scoperta. Otto racconti su Ercolano e Pompei, pubblicato da Libreria Dante&Descartes (pp.139, euro 12). Nella silloge, autori di diversa nazionalità (Luigi Trucillo, Théo Ananissoh, Gaston-Paul Effa, Mamadou M. N’Dongo, Gaël Octavia, Andreas Schlüter, Charlotte Higgins, José Vicente Quirante Rives) si confrontano con l’eredità del passato per condividere la loro partecipazione emotiva alla memoria. Come nella tappa di un moderno Grand Tour, gli scrittori coinvolti vagano nelle città vesuviane, cercando appigli con il presente.
Tuttavia, se alcuni testi sono originali e interessanti, altri danno l’impressione di un compito svolto in maniera sbrigativa, ben lontano dalle pagine letterarie dei viaggiatori d’antan che risuonano ancor oggi di un sogno mai sopito. Forse Pompei ed Ercolano, immerse quotidianamente nel chiasso del turismo di massa, più che di parole avrebbero bisogno di amorevoli sguardi.