In Sardegna è emergenza. Da zero contagi a fine giugno, in poco più di un mese e mezzo si è passati al più alto numero di positivi in rapporto agli abitanti tra le regioni italiane. La situazione si è ribaltata a un punto tale che l’assessore alla sanità della Regione Lazio chiede che le partenze dalla Sardegna siano controllate (tamponi nei porti e negli scali aeroportuali) se non addirittura bloccate. E mentre il quadro diventa preoccupante e in alcuni casi drammatico, il presidente della Regione, il sardo-leghista Christian Solinas, non trova di meglio che prendersela con i migranti ospitati nell’isola: li accusa di essere veicolo di infezione e ne chiede l’immediato rimpatrio.

I NUMERI. Due sono i principali focolai sardi. Entrambi legati all’industria delle vacanze. Il più grosso è quello del villaggio turistico Uvet sull’isola di Santo Stefano, nell’arcipelago della Maddalena. Qui sino a ieri mattina 470 turisti sono rimasti in quarantena dopo che tra il personale del centro vacanze era stato riscontrato un caso di positività al virus: un pianista che suonava per intrattenere gli ospiti nel dopocena. Bloccati all’interno delle loro stanze, tra lunedì scorso e l’altro ieri i vacanzieri e il personale del villaggio sono stati tutti sottoposti al tampone. Ventisei di loro (venticinque tra il personale e un solo turista) sono risultati positivi e sono stati isolati. Gli altri 444 avrebbero dovuto ultimare la quarantena a Santo Stefano, anche a ferie finite. Ma c’è stata, negli ultimi due giorni, molta tensione. Due turisti hanno persino cercato di lasciare il villaggio in gommone, una fuga vera e propria, ma sono stati bloccati dalla polizia. Alla fine, ieri mattina, le autorità sanitarie sarde hanno deciso di “liberare” tutti i 444 non positivi. Alcuni hanno deciso di ripartire subito per la penisola. Altri hanno preferito rimanere sino a questo sabato per ultimare le vacanze.

Il focolaio più insidioso (perché non confinato a un’isoletta come Santo Stefano) è però quello che si è acceso nelle discoteche della Costa Smeralda. I casi riguardano tutti ragazze e ragazzi giovanissimi in vacanza in Sardegna. Difficile sapere con esattezza quanti: si stima dai sessanta ai cento. Nel paradiso del divertimento per super ricchi, i figli delle famiglie facoltose di Roma, di Milano, di Firenze e di Bologna hanno scelto per il Ferragosto le discoteche di Porto Cervo e di Porto Rotondo. Tra loro, al momento, i contagiati messi in isolamento in Sardegna sono ventuno. Ma molti sono tornati a casa, sulla penisola, dove, positivi, hanno continuato a frequentare discoteche. Casi di giovanissimi che si sono infettati in Costa Smeralda sono stati segnalati in Lazio, in Toscana e in Emilia e i servizi sanitari stanno faticosamente cercando di ricostruire tutti i loro contatti. Sono in corso accertamenti in Lombardia e in Veneto.

Ieri sono circolate voci, diffuse da ambienti politici sardi, di una temporanea chiusura della Sardegna da parte del governo. Quanto però sia fantasiosa questa ipotesi lo si capisce se si pensa alle migliaia di turisti che hanno già programmato il ritorno al lavoro nelle loro città: bisognerebbe bloccarli tutti negli alberghi e nelle loro case per le vacanze. Ma poi ci sono i numeri del contagio: Lombardia, Veneto ed Emilia dal 1° agosto a oggi hanno registrato una media di un centinaio di contagi al giorno, la Sardegna ha una media di 19 casi al giorno. Si chiude la Sardegna e non si chiudono Lombardia, Veneto ed Emilia? Altri piccoli focolai si sono accessi un po’ dappertutto nell’isola. Uno riguarda la squadra di calcio del Cagliari, dove tre giocatori si sono scoperti positivi al tampone.

I MIGRANTI. Da fine maggio è ripreso il flusso di migranti verso la Sardegna. Sono ospitati in condizioni subumane nel centro di accoglienza di Monastir, alle porte di Cagliari. Sino a pochi giorni fa ce n’erano 210. Dopo che sono stati rilevati venticinque casi di positività al virus, una trentina di loro sono stati trasferiti in un agriturismo a Tonara, nel cuore della Barbagia. E proprio sui migranti, mentre l’apertura gestita male dei flussi turistici porta l’isola all’emergenza, Solinas non trova di meglio che fare polemica con il governo. Da Conte l’ex senatore sardo-leghista pretende il blocco dei barchini in mare e l’immediato rimpatrio di tutti gli ospiti in Sardegna che «non fuggono – dice il governatore – né da guerre né da carestie».

IL CASO BRIATORE. Solinas è lo stesso che, dopo aver chiesto all’inizio dell’estate un patentino sanitario obbligatorio per tutti quelli che volevano entrare in Sardegna, pochi giorni fa, cedendo alle pressioni della lobby del turismo, ha ignorato la decisione del ministro Speranza di chiudere le discoteche. Ha ridato il via alle danze perché glielo chiedevano i gestori di locali e gli albergatori. E mentre dalle discoteche, in Sardegna e sulla penisola, ora il contagio corre, Flavio Briatore insulta sui social il sindaco di Arzachena, “colpevole” di avere applicato al Billionaire, il locale dell’imprenditore di Verzuolo, e a tutti gli altri del comune le misure decise da Speranza. A nome di tutti i sindaci sardi, il presidente dell’Anci Sardegna (Associazione nazionale comuni italiani), Emiliano Deiana, è intervenuto a difendere un sindaco che ha fatto solo il suo dovere. Solinas, con alto senso delle istituzioni, di fronte agli insulti (e a Briatore) tace.