Numeri record, oltre qualsiasi previsione. Sono quelli registrati nei mesi di luglio e agosto dal turismo interno: 23 milioni di italiani, oltre un terzo della popolazione, hanno trascorso le vacanze nel nostro paese. Erano stati 17 milioni nel 2020 e 18 nel 2019, l’ultima estate pre-covid. In dodici mesi, dunque, si registra un aumento percentuale del 35,3%. È il risultato di un’indagine condotta dalla sezione turismo e commercio della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa).

Secondo i dati raccolti, 15 milioni di persone hanno scelto i tradizionali hotel, mentre i restanti otto hanno preferito strutture extra-alberghiere (su tutte i campeggi). I sei milioni di turisti stranieri hanno in parte rilanciato le città d’arte, dove comunque rimane forte l’impatto della pandemia. Ma sono state soprattutto le località marine a trainare il record del settore. «Il tutto esaurito ha segnato le spiagge da un capo all’altro dell’Italia in misura significativa», scrive Cna.

Se esultano gli operatori del settore, l’esplosione di presenze ha anche intensificato gli aspetti più problematici del turismo di massa. Sia nella gestione dei flussi di persone, che dal punto di vista ambientale. Due esempi.

Nel piccolo comune di Porto Cesareo, sulla riviera ionica del Salento, nelle settimane più frequentate di agosto si sono registrate circa 200mila presenze al giorno. In inverno i residenti sono poco più di 6mila. Traffico fuori controllo, spiagge strapiene, macchine parcheggiate fin sotto le dune e l’area protetta della Palude del Conte presa d’assalto. La sindaca Silvia Tarantino, preoccupata soprattutto dei rischi per la sicurezza dei cittadini, ha incontrato prefetto e questore e poi promesso un giro di vite sull’abusivismo nel commercio e negli affitti.

Ma non è solo il mare a soffrire. Destino analogo è toccato, all’altro capo dell’Italia, alle Dolomiti. A diffondere l’allarme, oltre ai sindaci di diversi paesi montani, anche l’associazione ambientalista Mountain Wilderness. Il presidente onorario Luigi Casanova ha pubblicato ad agosto una lettera aperta dai toni drammatici. «È triste constatare come la denuncia di tanti operatori turistici arrivi solo dopo l’evidenza del collasso ambientale delle nostre montagne», scrive. Tra le richieste: blocco del traffico privato e limitazione degli accessi in quota.