Non dura neppure un giorno intero il governo “liberale” della Turingia appoggiato dalla Cdu e dai fasciopopulisti di Alternative für Deutschland.

Ieri il neo-governatore Thomas Kemmerlich ha ufficializzato la volontà di dimettersi «quanto prima» dalla carica, dopo che il terremoto politico innescato dalla sua elezione ha sconvolto la regione quanto la Grande coalizione di Berlino.

Dal Sudafrica la cancelliera Angela Merkel ha equiparato la sua elezione a un «brutto giorno per la democrazia tedesca», mentre il segretario nazionale di Fdp, Christian Lindner, ha disconosciuto il voto dei propri deputati locali e un migliaio di tedeschi in tutta la Germania è sceso in piazza a denunciare il «tradimento della volontà popolare».

Anche se il gesto più clamoroso, la prima azione di resistenza istituzionale ai «fascisti al governo», si deve a Susanne Hennig-Wellsow, 42 anni, capogruppo della Linke al Parlamento di Erfurt: ieri si è “congratulata” con il neo-presidente tirandogli letteralmente sui piedi il mazzo di fiori previsto dal protocollo.

«Quello che accaduto in Turingia non ha nulla a che fare con la democrazia» è stato il suo punto, talmente fermo da costringere lo stesso Kemmerlich, 24 ore dopo, a rimettere l’incarico assunto grazie alla «manovra tattica di Afd» e a ripetere il tabù: «Mai con loro».

Per il candidato “centrista” «si tratta di una decisione inevitabile» quanto stridente, visto che l’ex governatore passerà alla storia come il responsabile della rottura dell’«argine costituzionale» che fino a mercoledì scorso rendeva impossibile l’”esondazione” di Afd nei governi dei 16 Land.

Fa il paio con le dichiarazioni, davvero troppo tardive, di «rifiuto e sdegno» del leader della Cdu turingiana Mike Mohring: ieri fingeva di non conoscere l’aritmetica che ha portato a sommare i deputati di Afd ai parlamentari cristiano-democratici e liberali. Risultato: esattamente il voto in più rispetto alla coalizione rosso-rosso-verde a sostegno dell’ex premier Bodo Ramelow che l’altroieri è stato determinante per la nascita del «governo dello scandalo».

Un mostro istituzionale sopravvissuto pochissimo, ma comunque partorito. È questa la vittoria, autenticamente politica, che funge da «precedente» rivendicata ieri da Bjorn Höcke, leader di Afd-Turingia e capo di “Der Flügel”: la corrente negazionista e filonazista del partito che ha Erfurt vanta ben 22 deputati. Nella sua «trappola» è inciampata l’intera socialdemocrazia tedesca, con buona pace dell’antifascismo scolpito nella Legge fondamentale, equivalente della Costituzione.

Un voto «imperdonabile che dovrà essere certamente annullato» ha precisato la cancelliera Merkel impegnata nella visita di Stato a Pretoria, mentre la segretaria federale della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha imposto di ripetere le elezioni, condannando di fatto il capogruppo Mohring all’isolamento dai vertici nazionali.

Ora, in attesa delle suture politiche, a Erfurt si attende la soluzione istituzionale del terremoto politico che ha investito la Turingia. Per sciogliere l’attuale Landtag, eletto lo scorso 27 ottobre, è richiesta la maggioranza qualificata di almeno due terzi dei voti. Vuol dire che oltre allo schieramento di Linke, Spd e Verdi, sia la Cdu che Fdp dovranno garantire il pieno appoggio e soprattutto l’obbedienza dei propri parlamentari.

Niente di meno scontato nel Land dove la sinistra alle elezioni conquista il 31% dei voti ma non riesce a governare. Nel Paese dove il termine «partiti costituzionali» viene utilizzato per definire i soggetti politici diversi da Afd. Nella Bundesrepublik del 2020.