Il 6 agosto due addetti militari presso l’ambasciata turca in Grecia sono fuggiti con le rispettive famiglie e le loro auto private, hanno raggiunto il porto di Igoumenitsa nell’Epiro e lì si sono imbarcati, diretti in Italia. Erano stati subito richiamati dalle autorità, ma si sono guardati bene dal rientrare. A diffondere questa notizia è stato il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavusoglu.

Circa trecento addetti, soldati e diplomatici di alto rango sono fuggiti dopo il sanguinoso tentativo di colpo di stato del 15 luglio scorso per sfuggire alla massiccia operazione repressiva che si è scatenata nel paese con l’intento di sdradicare dalle Forze Armate turche la rete dei seguaci di Fethullah Gülen, il predicatore islamico che vive in esilio volontario in Pennsylvania, ritenuto da Ankara l’ideatore del golpe.

Dei due militari si erano perse le tracce il 29 luglio e ieri il ministro degli Esteri Mevlüt Çavusoglu ha dichiarato all’emittente privata Ntv che i due militari in fuga sono i colonnelli Halis Tunç e Ilhan Yasitli. Il Ministero degli Esteri greco ha fatto sapere che i due militari sono riusciti a scappare prima che Ankara avesse chiesto loro di tornare in Turchia e prima che i funzionari annullassero i loro passaporti diplomatici.

Uno dei due militari, ha affermato il ministro degli Esteri turco, ha un fratello in Olanda e, anche in questo caso, le autorità olandesi sono state informate. L’ambasciatore turco a Roma, Aydin Adnan Sezgin, nel corso di una intervista rilasciata a da Radio Radicale, ha confermato che la fuga dei due militari «prova che erano implicati nel colpo di stato».

Alla domanda se la Turchia chiederà l’estradizione per i due militari turchi, ha risposto: «Siamo stati informati dalle autorità greche che i due militari hanno lasciato la Grecia in traghetto e ora siamo in contatto con le autorità preposte».

Le telecamere di sorveglianza situate alla frontiera greca sono state esaminate e le autorità hanno confermato la fuga dei due colonnelli. Il ministero degli Esteri Çavusoglu ha informato anche di altre fughe di presunti golpisti, quella di due funzionari che lavoravano in Bangladesh che si sarebbero rifugiati a New York e quella di un addetto presso l’ambasciata in Giordania, del quale non si ha più alcuna traccia. La Bulgaria ha anche espulso un cittadino turco che aveva chiesto asilo e che è a sua volta accusato di essere coinvolto nel fallito golpe del 15 luglio.

L’uomo è stato consegnato alle autorità di Ankara, provocando una crisi di governo a Sofia, visto che la stessa ministra dell’interno bulgara ha criticato la validità giuridica della decisione. Sembra che siano diverse centinaia le persone che sono fuggite dalla Turchia non solo perché coinvolte nel golpe, ma anche per timore dell’atmosfera di vendetta che si è instaurata nel Paese.

L’epurazione di massa ha assunto i contorni di una vera e propria tragedia per decine di migliaia di famiglie che sono bollate col marchio infamante dell’appartenza alla rete di Gülen, considerata una organizzazione di terroristi e di traditori. Nell’ambito delle indagini condotte dopo il tentato golpe continuano gli arresti anche di ex membri del partito di governo Akp; a Kayseri sono stati arrestati un ex parlamentare e un ex presidente della provincia. Il capo della polizia della provincia di Hatay si è suicidato l’altro ieri mentre tentavano di arrestarlo perché accusato di avere legami con Gülen. Sono numerosi i casi di suicidio di agenti o vertici di polizia che si sono verificati mentre stavano per essere arrestati per presunti coinvolgimenti nel fallito colpo di stato.

Un ufficiale dell’esercito turco attualmente al lavoro per un progetto della Nato negli Stati uniti ha chiesto asilo politico dopo essere stato richiamato in Turchia nelle settimane successive al 15 luglio. Sono in totale quasi 3500 i magistrati sospesi dal loro incarico. Il figlio dell’ex presidente turco Turgut Özal, morto in circostanze misteriose nel 1993, ha affermato che i gülenisti potrebbero essere anche dietro la morte di suo padre. Enes Kanter, stella del basket turco che gioca nella maggiore lega americana Nba, è stato ufficialmente rinnegato dalla sua famiglia in Turchia perché sarebbe un convinto seguace di Gülen. «Oggi ho perso mia madre, mio padre, i miei parenti e tutta la mia famiglia – ha dichiarato Kanter, in lacrime durante una intervista – Mio padre mi ha chiesto di cambiare il mio cognome. Mia madre, che mi ha dato la vita, mi rifiuta e nemmeno i miei parenti non mi vogliono vedere», ha aggiunto.

La famiglia di Kanter si è scusata con il presidente Erdogan per le responsabilita’ del figlio. Le manifestazioni contro il golpe si sono definitivamente concluse mercoledì notte, ma la morsa della repressione non si è attenuata.

Erdogan ha ringraziato la parte della popolazione turca, costituita prevalentemente da suoi sostenitori, che dal giorno del fallito golpe ha risposto ai suoi costanti appelli alla mobilitazione affinché manifestasse tutte le sere nelle piazze delle maggiori città turche in difesa della «democrazia».