Tensione alle stelle per le strade del capoluogo del Kurdistan turco. A Diyarbakir sono tre i morti di una duplice sparatoria nel centro urbano. Un tentativo di spaccare i partiti kurdi all’indomani della vittoria elettorale di Hdp: lo hanno bollato dalla sede del partito. Uomini armati hanno attaccato la sede di un’associazione islamica Ihya-Der della galassia degli Hezbollah kurdi in Turchia.

Ucciso nella sparatoria il leader del gruppo, Aytac Baran che aveva subito minacce alla vigilia delle elezioni. I sostenitori di Hezbollah per vendetta hanno assaltato un caffé nel quartiere di Sheitik frequentato da sostenitori Hdp. Un giornalista è morto e tre persone sono rimaste ferite tra cui un poliziotto e alcuni sostenitori del partito che protestavano contro l’assalto. Selahattein Demirtas ha subito condannato le violenze.

Secondo Hdp, in questa fase il tentativo dei Servizi segreti turchi (Mit) sarebbe di incolpare il Partito dei lavoratori kurdi (Pkk) degli attacchi e di provocare un conflitto tra kurdi.

Poche ore prima il leader del partito di sinistra che ha superato lo sbarramento e ottenuto 80 seggi in parlamento aveva accusato lo Stato islamico (Isis) di essere responsabile delle esplosioni che lo scorso venerdì hanno causato 4 morti e centinaia di feriti. Stessa mano sarebbe dietro alcuni degli attacchi alle sedi di partito alla vigilia del voto per il ruolo che i guerriglieri kurdi turchi hanno avuto nelle battaglie in Siria contro i jihadisti. Nella città del Kurdistan turco di Sanliurfa (e anche ad Hatay), dove il partito islamista moderato Akp ha trionfato, sarebbero decine i sostenitori di Isis che hanno trovato rifugio dopo i combattimenti che hanno visto prevalere in alcune aree i combattenti kurdi. I jihadisti godono anche di un certo sostegno da parte della popolazione locale di origine siriana.

Questi episodi allontanano la possibilità che si formi un governo di coalizione con a capo il premier uscente Ahmet Davutoglu che possa in qualche modo contare sul sostegno esterno di Hdp in cambio di grandi concessioni sul tema del processo di pace.

E avviano in Turchia una stagione di instabilità politica. Borsa e lira turca continuano a perdere sui mercati finanziari e se entro 45 giorni non si trovasse una soluzione alternativa si andrebbe ad elezioni anticipate. Per questo Borsa e lira turca continuano a macinare perdite sui mercati finanziari.

Sarà già l’elezione del presidente del parlamento il primo test per i partiti turchi. Entro i prossimi quattro giorni verranno presentati i nomi dei candidati e poi si procederà al voto a scrutinio segreto. Nelle prime due votazioni, l’elezione richiede i voti dei due terzi dei deputati. Solo un accordo tra islamisti di Akp e kemalisti di Chp potrebbe permetere di raggiungere il quorum necessario. Alla quarta votazione si procederebbe al ballottaggio tra i due candidati più votati.

Il voto che ha permesso al partito filo-kurdo di entrare in parlamento ha prodotto un terremoto politico senza precedenti in Turchia. Il leader di Hdp Demirtas ha saputo andare oltre i sostenitori tradizionali del Pkk. Hdp si è dimostrato non solo un partito kurdo ma anche un partito urbano, con componenti marxiste, e sostenitore dei diritti di tutte le minoranze. Si tratta di un avvertimento in senso inclusivo che dalla Turchia arriva a tutti i partiti combattenti kurdi dall’Iran all’Iraq fino alla Siria.

La sconfitta di Erdogan che continua però ad essere il leader del primo partito turco avrà delle conseguenze rilevanti in politica estera. Prima di tutto si potrebbe ridurre nei prossimi mesi il sostegno turco alle opposizioni siriane in funzione anti-Assad dopo le recenti rivelazioni del quotidiano di opposizione Cumhuryiet sull’invio di armi in Siria. Eppure il governo turco è uno dei pochi nella regione ad aver saputo condannare il golpe militare in Egitto e a continuare a sostenere gli islamisti di Tripoli in Libia.

E così questa sconfitta elettorale di Akp non segna la fine dell’islamismo politico ma rappresenta una richiesta che viene soprattutto dalle classi disagiate di meno liberismo e clientelismo. In altre parole i partiti islamisti moderati dovrebbero ascoltare di più la loro base elettorale anziché assecondare gli interessi del grande capitale. È importante ricordare che negli anni di governo di Erdogan le disuguaglianze sociali in Turchia sono diminuite (vedi indice di Gini da 0,42 a 0,38 in dieci anni).

L’ingresso della sinistra filo-kurda è in ultima analisi un bene per la democrazia turca. I movimenti di Gezi sono finalmente approdati in qualche modo in parlamento e hanno prodotto permeando il nuovo Hdp qualcosa di più originale dei movimenti giovanili nati dalle proteste di piazza in Egitto e Tunisia del 2011. I kurdi continuano a reagire alle bombe con grande civiltà e proprio la loro inclusione in parlamento avvicina la Turchia all’Europa come mai prima d’ora.