Le notizie fornite con esasperante parsimonia dalle autorità tunisine, gli interrogativi su chi, cosa, come che restano tali, una rivendicazione che desta ancora qualche dubbio. Il giorno dopo la sanguinosa azione al museo nazionale del Bardo, si può ben dire che chiarezza e verità sono ancora da annoverare tra i dispersi.

Secondo l’ultimo bilancio diramato dal ministero della Sanità tunisino nel pomeriggio di ieri, nell’attacco di mercoledì a Tunisi sono morti 20 turisti stranieri, una guardia di sicurezza tunisina e i due assalitori. 47 i feriti. Gli italiani che hanno perso la vita nell’assalto sono effettivamente quattro. Personale dell’ambasciata a Tunisi e dell’Unità di crisi della Farnesina, dopo aver avuto accesso all’obitorio dell’ospedale Charles Nicolle, hanno confermato purtroppo che tra le vittime ci sono i due italiani che finora risultavano irreperibili. Le altre salme identificate finora sono quelle un australiano, una britannica, una colombiana, un francese, due giapponesi e due spagnoli. Altri due turisti spagnoli, riferisce Radio Mosaique, che al momento dell’attacco si erano rifugiati nei sotterranei del museo, ne sono riemersi incolumi oltre 24 ore dopo.

Per quanto riguarda le indagini, il primo ministro tunisino Habib Essid riferisce che la polizia ha fermato nove sospetti. Quattro persone sono state arrestate ma la loro identità resta un mistero, a differenza di quella dei due attentatori uccisi: si tratterebbe di Yassine Abidi, residente nel quartiere popolare Ibn Khaldoun a Tunisi e Saber Khachnaoui, originario di Kasserine, la città dell’ovest in cui l’islamismo radicale sembra fare più proseliti in Tunisia…

La rivendicazione dello Stato islamico diffusa via Twitter attribuisce loro i nomi di battaglia «Zakaria al Tunis» e «Abou Anas al Tunis». Nel messaggio audio si riconoscerebbe la voce dello speaker che abitualmente legge i notiziari dell’emittente radiofonica dell’Isis, al Bayan, i cui studi si trovano a Mosul. L’Isis si rallegra per «l’uccisione e il ferimento di decine di crociati e apostati» e canta le «eroiche» gesta dei due, sopraffatti solo «dopo che avevano finito le munizioni». Non mancano le altrettanto rituali minacce per il futuro: «Gli apostati che sono in Tunisia sappiano che questa è solo la prima goccia di pioggia e che non godranno di sicurezza né di pace».

A proposito di radio, quella nazionale tunisina pare che ieri sia stata oggetto di minacce non meglio precisate. Nel quartiere Lafayette, dove si trovano i suoi studi, sono state comunque intensificate le misure di sicurezza.
Secondo alcune fonti tra gli arrestati figurano la sorella e il padre di Khachnaoui, uno dei due terroristi uccisi, presi nel corso di un blitz della polizia a Sbeitla, a est di Kasserine, e sospettati di essere direttamente coinvolti nell’azione.

Non conteggiato nel bilancio ufficiale, è stato comunque celebrato dal web un cane poliziotto di nome Akil, in forza alla brigata al Anyab, che ha perso la vita durante l’assalto delle forze di sicurezza. Media tunisini riferiscono che quando è stato portato via in barella gli agenti hanno organizzato un picchetto d’onore estemporaneo.

Intanto il Consiglio dei ministri che si è svolto ieri nella capitale ha stabilito che 400 nuovi agenti saranno assunti per garantire la sicurezza nei musei e nelle sedi istituzionali tunisine. Saranno molti di più i tunisini che perderanno il lavoro per gli effetti che la strage avrà sui flussi turistici diretti verso il paese maghrebino. In poche ore sono stati vanificati gli sforzi profusi negli ultimi mesi per far ripartire le buone relazioni con i tour operator europei. Costa Crociere, per fare un esempio, ha già annunciato «la sospensione di tutti i futuri scali previsti in Tunisia».

Il ministro della Cultura tunisina Latifa Lakhdhar fa sapere comunque che il museo del Bardo riaprirà al più tardi martedì prossimo.