È stato un voto legislativo svogliato e privo di entusiasmi quello di domenica in Tunisia, che ha registrato un’affluenza di appena il 41%, quasi 30 punti in meno rispetto al 2014, quando a entrare nella cabina elettorale era stato il 69% degli aventi diritto. «Questo tasso è accettabile, avremmo voluto che fosse migliore, ma è la scelta del popolo tunisino», ha detto Nabil Baffoun, il presidente della commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie), l’organo governativo incaricato di organizzare, supervisionare e gestire le elezioni e i referendum nel Paese.

Più di 15mila i candidati che si sono contesi i 217 seggi in parlamento, l’organo più importante secondo la nuova costituzione tunisina, dominato fino ad ora dalla coalizione, un po’ contronatura, tra Nidaa Tounes ed Ennahdha, il partito islamico moderato, e che i sondaggi di Sigma Conseil danno in testa con un 18% da 40 seggi, seguito da Qalb Tounes dell’outsider Nabil Karoui, che si è aggiudicato il 16%.

Punita Nidaa Tounes, che otterrebbe il 2,5%, mentre entrerebbe in parlamento il movimento Karama dell’avvocato islamista populista Seifeddine Makhlouf, i cui leader di lista sono Imed Dghij, ex leader di un gruppo violento vicino agli islamisti, condannato a tre mesi di prigione nel 2014. Guadagnerebbe il 6% il Partito Libero Destouriano dell’avvocatessa antislamica Abir Moussi che ha dichiarato che «se ci sarà un accordo senza i “Fratelli” (musulmani, in riferimento a Ennahdha, ndr), raggiungeremo le forze moderate. Altrimenti, rimarremo all’opposizione». Per i risultati ufficiali, ha fatto sapere Nabil Baffoun, bisognerà però attendere domani. Intanto sia Ennahda, che sostiene la candidatura di Kais Saied, che Qalb Tounes hanno annunciato di aver vinto le elezioni legislative.

Un risultato che frammenta ulteriormente lo scenario politico tunisino, dopo una campagna elettorale polarizzata su posizioni antisistema, con una costellazione di partiti vecchi e nuovi che hanno escluso la possibilità di dare vita a coalizioni nel dopo voto. Una situazione che, tutto sommato, riflette quanto accaduto in occasione delle elezioni municipali del 2018. Il primo partito avrà due mesi di tempo per ottenere una maggioranza di 109 voti in Parlamento per formare un governo.

Ma il rischio concreto è che non si riesca a formare una maggioranza, gettando la Tunisia in una condizione di stallo non solo sul piano politico, ma anche su quello economico, che si profila come la vera urgenza per il Paese.

Nel frattempo, il candidato alle presidenziali Kais Saied ha annunciato che rinuncerà alla sua campagna elettorale in vista della seconda tornata di domenica.
«Non mi batterò personalmente per considerazioni morali e per evitare qualsiasi dubbio sulle pari opportunità tra i candidati», ha scritto su Facebook, in riferimento alla condizione dell’avversario Nabil Karoui, in carcere per frode fiscale e riciclaggio di denaro dal 23 agosto scorso, che dalle elezioni legislative potrebbe uscire rafforzato.