È durato 26 ore l’interrogatorio a cui sono stati sottoposti dal Bat, la Brigata anti-terrorismo della polizia tunisina, i congiunti di Yassine Laâbidi, uno dei due terroristi uccisi dopo l’assalto al museo del Bardo. Padre, fratello e sorella, a proposito dei 28 giorni che secondo gli investigatori l’uomo avrebbe trascorso in un campo di addestramento dell’Isis in Libia, hanno riferito che Laâbidi aveva comunicato di trovarsi a Sfax, in Tunisia, per motivi di lavoro.

Se una svolta nelle indagini c’è stata, ieri, di certo è avvenuta lontano dalla stanza in cui i tre venivano torchiati. Secondo quanto riferito dal segretario di Stato per la sicurezza tunisina, Rafik Chelli, in un’intervista al quotidiano al Maghreb, sarebbe addirittura stato arrestato il mandante della strage, un cittadino tunisino residente in Belgio indicato come il capo di una cellula composta da 16 persone, delle quali due con alle spalle esperienze combattenti in Siria. Resta invece latitante Maher bin al-Moulidi Al-Qaidi, considerato il terzo membro del commando in azione al Bardo.

Una cellula, sempre secondo quanto sostiene Chelli nell’intervista, il cui contenuto non è stato peraltro smentito né confermato dal governo, legata a Okba bin Lafaa, brigata jihadista attiva soprattutto nell’area dei monti Châambi, al confine dell’Algeria, un gruppo che in diverse azioni ha ucciso decine di soldati tunisini impegnati nel pattugliamento della zona. Negli ultimi mesi Luqman Abu Sakhr, leader della formazione salafita e uno degli uomini più ricercati della Tunisia, con l’evoluzione del conflitto in Libia sarebbe passato dall’orbita di al Qaeda a quella dello Stato islamico. Cosa che senz’altro spiegherebbe meglio la rivendicazione dell’attentato al Bardo, che ha provocato 23 morti, di cui 20 turisti in visita al museo.

Aumentano intanto le adesioni alla manifestazione di domenica prossima, parola d’ordine «Le monde est Bardo», per quella che si annuncia come una grande marcia di condanna e di sostegno internazionale alla Tunisia, un po’ sul modello della marcia parigina dopo l’attentato a Charlie Hebdo. Dall’Italia oltre al ministro degli esteri palo gentiloni confermarno la loro presenza il premier Matteo renzi e la presidente della Camera Laura Boldrini (ieri l’aula di Montecitorio ha osservato un minuto di silenzio per commemorare le vittime dell’attentato, nel quale hanno perso la vita anche quattro italiani). L’Eliseo fa invece sapere che anche il presidente Hollande sarà in piazza a Tunisi.

La prossima settimana invece sarà la volta del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dell’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. L’Ue parla di Tunisia anche nell’ultimo rapporto annuale sulle relazioni con i Paesi partner vicini, annunciando massima collaborazione nella lotta al terrorismo «tramite un dialogo politico ma anche progetti concreti, nell’ambito di un sostegno più ampio alla riforma del settore della sicurezza»