Due giorni di dibattito e riflessioni alla Camera dei Deputati italiana, sul Ttip e la necessità di trovare regole comuni, affinché i parlamenti nazionali e quello europeo siano in grado – quanto meno – di conoscere i dettagli delle negoziazioni, anziché limitarsi ad un mero compito di ratifica.

Ieri la Conferenza dei presidenti dei Parlamenti europei ha ospitato alcuni interventi importanti, a cominciare dall’introduzione della presidente della Camera italiana, fino ad arrivare a quello del presidente dell’Europarlamento, il tedesco Schulz. Proprio Boldrini ha aperto la sessione dedicata alla questione dei negoziati sui trattati internazionali. «Il tema, ha detto la presidente, sta assumendo importanza nel dibattito pubblico, inserendosi in una più ampia discussione sulla trasparenza dei negoziati e sui margini per l’esercizio di un controllo democratico».

La questione si pone sui trattati (principalmente Tisa e Ttip) che riguardano «le attività commerciali, ma anche la salvaguardia dei diritti fondamentali». Con un’aula della Camera occupata per meno della metà dai delegati delle presidenze parlamentari europee e la tribuna stampa completamente sguarnita di taccuini e telecamere, Schulz ha effettuato il proprio intervento. Non si è trattato, naturalmente, di mettere in discussione i punti di un accordo che tutta l’Europa politica sembra voler accettare, quanto piuttosto ragionare sul metodo.

I negoziati che dovranno regolare i rapporti di liberalizzazione economica tra Stati uniti ed Europa, il Ttip, sono un mistero, perché le contrattazioni sono segrete. Si conoscono solo alcune caratteristiche (nefaste per lavoro, diritti e welfare) usciti grazie a indiscrezioni (da Wikileaks per il Tisa) e semi scoop (dalla Bbc). Si conosce – ad esempio – che anche secondo gli studi commissionati dalla Ue, gli eventuali benefici del Ttip si avrebbero solo dal 2027 e consisterebbero in un aumento del Pil dello 0,48. Un po’ poco, se mai ne valesse la pena.

Ma al di là di questo, la cosa che viene considerata più grave, una tra le tante motivazioni delle recenti manifestazioni in tutto il mondo, è la completa privazione della sovranità dei paesi europei, i cui parlamenti saranno limitati alla sola ratifica dell’accordo.

È quanto ha specificato Schulz in aula: «L’Europa dà molta importanza alla trasparenza e vogliamo sviluppare il nostro ruolo nei trattati internazionali e rafforzare insieme a voi la dimensione parlamentare». Anche perché, evidenzia Schulz, «le regole internazionali hanno un impatto sempre più forte su tanti aspetti della nostra vita e noi dobbiamo garantire che democrazia e trasparenza crescano di pari passo con la globalizzazione».

Tra gli interventi più rilevanti della giornata, è da registrare quello di Rosa Pavanelli, segretaria generale del Public Services International (che rappresenta 20 milioni di lavoratori del servizio pubblico in oltre 100 paesi nel mondo). «Sento la responsabilità di rappresentare non solo i lavoratori e i sindacati, ma anche il punto di vista delle organizzazioni della società civile che lavorano per sensibilizzare l’attenzione su questi trattati internazionali. L’accesso ai servizi pubblici, la scuola, la sanità, l’acqua, l’ambiente, costituisce un fattore indispensabile in una società equa e democratica, un pilastro della coesione sociale». Il modello sociale europeo, come specifica Pavanelli, è proprio basato su questi principi.

Infine, al termine degli interventi dell’Aula, ha ripreso la parola il presidente Schulz. Il problema dell’attuale situazione – ha concluso Schulz – dovrebbero averlo molto chiaro «i legislatori» dei vari paesi, Italia compreso, perché «il mandato per il Ttip è stato approvato dal Consiglio d’Europa, firmato dai vostri governi nazionali, siete voi ad aver definito il loro mandato, che oggi riconoscete come non funzionale e non trasparente». Insomma, apprezzabile lo sforzo di richiedere trasparenza e possibilità di negoziare. Ma la sensazione è che questo passaggio politico, sia quanto meno tardivo, per non dire addirittura ipocrita e inutile.