Le consultazioni del presidente della repubblica, Prokopis Pavlopoulos, sono già iniziate. Alexis Tsipras ha rinunciato. Ovviamente, a provare a formare un nuovo governo, per far iniziare, invece, il prima possibile, la campagna elettorale. Il presidente di Nuova Democrazia, tuttavia, Vanghelis Meimarakis, ha scelto di fare l’esatto contrario e di tenere l’incarico per tutti e tre giorni previsti, sino anche a domenica.
Meimarakis sta provando, per quanto gli possa riuscire, a mettere Tsipras in difficoltà, conscio del fatto che la compagine dei conservatori non ha nessuna reale possibilità di vincere le elezioni.

Ha incontrato, quindi, Zoì Konsantopoulou, (la presidente del parlamento che ha espresso la sua ferma contrarietà all’accordo con i creditori), «per esplorare eventuali vie che portino alla formazione di un nuovo governo, senza dover tornare alle urne». Ha parlato anche con il responsabile del nuovo partito centrista, Il Fiume, Stavros Theodorakis, e domani si incontrerà con i socialisti e il leader della nuova formazione di sinistra, Unità Popolare, di Panajotis Lafazanis.

Un’azione di disturbo, quindi, priva di reali possibilità i successo, ma finalizzata al tentativo di far guadagnare un po’ di visibilità a Nuova Democrazia, priva di una leadership carismatica e collegata, nell’immaginario collettivo, ad una gestione fallimentare della crisi economica. «Inviterò Tsipras nel mio ufficio e gli chiederò perché, alla fine, non ha seguito la via del voto di fiducia, e cosa intenda fare dopo le eventuali elezioni anticipate», così Meimarakis ai giornalisti.
È evidente che anche Lafazanis, sfrutterà l’occasione e accetterà l’incarico che, secondo quanto prevede la costituzione, gli dovrà essere conferito dal presidente greco. Unità Popolare, infatti, conta venticinque deputati, è il terzo gruppo parlamentare e ha diritto a ricevere l’incarico, dal momento che la costituzione greca prevede che possano provare a formare un nuovo governo i leader delle tre principali forze politiche del paese.

Con la nascita di Laikì Enotita- Unità Popolare, rimangono fuori dai giochi sia Il Fiume, sia i neonazisti di Alba Dorata, che contano, entrambi, diciassette deputati. Fonti vicine al primo ministro greco, ritengono comunque ancora possibile andare al voto il 20 settembre, con la creazione, entro la prossima settimana, di un governo elettorale, presieduto dalla presidente della Corte di Cassazione.

Per quel che riguarda la strategia di Syriza, Alexis Tsipras ha preso parte, ieri, alla riunione della segreteria politica del partito, nel corso della quale ha sottolineato che si deve puntare ad un nuovo, profondo rapporto con la società, basato sulla forza dell’ideologia della sinistra radicale, ma senza coltivare volutamente delle illusioni.

«Essere rivoluzionari non significa ignorare o negare la realtà, ma aprire nuove strade quando non esistono», ha detto Tsipras. Insiste, cioè, nel voler coniugare realismo ed azione politica di sinistra, per cercare di cambiare gli equilibri in Europa, “dall’interno”, senza rinunciare alla responsabilità ed alla sfida di governo. E Syriza mantiene i suoi strettissimi legami con Podemos.

Il numero due della formazione della sinistra spagnola, Íñigo Errejón, in una conferenza stampa convocata per commentare la decisione del premier greco di andare ad elezioni anticipate, ha ribadito che «Alexis Tsipras ha dato una lezione di coraggio, responsabilità e fiducia al suo popolo», anche se ha definito una «cattiva notizia», la scissione all’interno della Coalizione della sinistra radicale ellenica.

D’altronde, già Pablo Iglesias, nei giorni scorsi, aveva ribadito l’appoggio ad Alexis Tsipras, dopo che parte della stampa greca aveva scritto che il trentaseienne politico spagnolo, dopo il compromesso della Grecia con i creditori, avrebbe deciso di togliere dal suo profilo Twitter, una sua foto con il primo ministro greco.
La comunanza di intenti ed il forte rapporto con Podemos, sta a confermare la volontà di Syriza di non perdere le caratteristiche di una forza radicale, che continuerà a fare tutto il possibile per combattere il predominio della finanza e l’Europa a predominio tedesco.

La questione, tuttavia, come fanno notare stretti collaboratori del leader greco è essere capaci di creare- giorno per giorno- le condizioni perché questo possa avvenire realmente, e non voler giocare il ruolo della vittima sacrificale, solo per difendere la propria purezza ideologica.