Il 31 gennaio scorso il settimanale tedesco der Spiegel, dedicava la sua copertina ad Alexis Tsipras sulla cui immagine campeggiava il titolo «Der Geisterfahrer», letteralmente il «guidatore-spettro». Con questa espressione si indicano in Germania, dove le autostrade sono gratuite e prive di caselli, coloro che le imboccano contromano.

E, trattandosi di un popolo fermamente convinto delle proprie ragioni, accade che il «Geisterfahrer» percorra numerosi chilometri, bestemmiando il mondo intero che gli viene indebitamente incontro. Fino a quando non sarà fermato dall’indiscutibile autorità della polizia stradale.

Da allora la campagna del settimanale contro la Grecia, che avrebbe appunto imboccato contromano l’autostrada europea, non ha dato tregua. Soprattutto ad opera di Jan Fleischhauer, commentatore convertito all’ultraliberismo e alla conservazione.

Nel suo più recente intervento, il giornalista invoca l’aiuto della psichiatria per dare conto delle posizioni di Tsipras e Varoufakis nel corso della trattativa con l’eurogruppo. Sarebbe infatti una disposizione psicopatologica, non un rapporto di forze impari, a spiegare le numerose contraddizioni e inversioni di rotta dei negoziatori greci. In buona sostanza il tentativo di guadagnare tempo per procedere a un risanamento possibile dell’economia ellenica senza sottostare alle condizioni impossibili previste dal Memorandum. Lo psicotico, ci ricorda il commentatore di der Spiegel, incapace di prendere atto della realtà come di un dato solido e concreto, vi si relaziona come ad un contesto labile e dal mutevole significato.

Così farebbe il nuovo governo ateniese nell’opporre i bisogni e il futuro di una intera popolazione alla «realtà» delle politiche economiche europee. Non senza manifestare una evidente mania di persecuzione, puntando l’indice contro «nemici immaginari».
Questi richiami psichiatrici sono decisamente rivelatori. I principi economici del liberismo europeo non sarebbero più solamente «naturali», ma indicherebbero anche il confine della «normalità». Un debitore che chiedesse di rinegoziare ragionevolmente il proprio debito, non sarebbe più solo economicamente inaffidabile, ma semplicemente «pazzo».

Ogni considerazione critica sulle regole stabilite rientrerebbe così nella psicopatologia, secondo il classico schema della società disciplinare.
E la complessità delle dinamiche sociali finirebbe ricondotta nei termini della vita psichica individuale, peraltro interpretata sulla base di una partizione rozzamente autoritaria tra «normalità» e «devianza».

Se il nazismo si spiega con la pazzia di Hitler, perché il programma di Salonicco non dovrebbe spiegarsi con quella di Alexis Tsipras e Yannis Varoufakis? Nelle conclusioni del suo sconclusionato esercizio di acume Fleischhauer coglie suo malgrado nel segno.

Richiamando la tesi dell’antipsichiatra inglese David Cooper, che attribuiva alla schizofrenia una causa sociale, sostiene che allo stesso modo Syriza imputa al capitalismo, non alle proprie aspirazioni, i tratti evidenti della follia. Può infatti darsi che l’orizzonte del capitalismo non sarà per lungo tempo sostanzialmente valicabile (come Varoufakis non si stanca di sottolineare), ma è certo che se dovessimo stare al gioco della «psicostoria», l’esplosione e l’andamento della crisi, nonché le ricette messe in campo per fronteggiarla, non testimoniano certo a favore della sanità mentale di chi tutto questo ha governato.

Volendo andare a caccia di ossessioni ne troveremmo a Berlino e Bruxelles ben più che ad Atene.
Il fatto è che si tratta di un gioco infantile. Syriza sa bene che nelle stanze della Troika non siede una banda di pazzi, ma siedono i lucidi guardiani di un processo di accumulazione che stabilisce quale debba essere, senza eccezioni, il rapporto tra economia e politica. Che poi questo produca un mondo uscito di senno è un altra faccenda.