A tre settimane dall’uscita del paese dal commissariamento della Troika, il premier greco Alexis Tsipras è voluto intervenire al Parlamento Europeo, per analizzare tanto il «caso Grecia», quanto il difficile cammino dell’Europa.

«Da parte del problema, la Grecia è diventata, per l’Europa, parte della soluzione», ha detto il leader di Syriza, ricordando che si tratta, innanzitutto, di un successo del popolo greco, «il quale ha saputo stringere i denti e combattere per far rimanere il paese nel cuore dell’Europa».

Allo stesso tempo ha ricordato che il paese, nel corso dei primi due memorandum firmati dai governi dei socialisti e della destra, ha perso il 25% della sua ricchezza, che «la disoccupazione, la povertà e l’esclusione sociale hanno subito un’impennata, come anche il debito pubblico».

Questo, anche a causa dell’incapacità dei creditori di comprendere realmente quali erano le necessarie riforme strutturali, dal 2011 al 2014. Per quel che riguarda il fenomeno dell’immigrazione, Alexis Tsiprars ha detto con molta chiarezza che «malgrado le difficoltà, la Grecia ha fatto del suo meglio per gestire gli enormi flussi migratori, basandosi sul diritto internazionale e sull’umanità».

Per aggiungere, subito dopo, che «il suo paese, pur colpito dalla crisi, ha resistito alle sirene dell’odio nello stesso momento in cui altri membri dell’Unione non rispettano regole e le decisioni e costruiscono muri».

Il presidente di Syriza ha insistito sul bisogno di cambiare paradigma, e riuscire a rendere trasparente l’Europa, per poterla salvare. Perché «decisioni delicatissime sono prese a porte chiuse, da organismi ufficiosi, che non rispondono ai cittadini europei e rimangono molto distanti», mentre «formule di tecnocrati come quella della Troika, tengono in mano le chiavi del potere economico e non devono riferire a nessuno delle loro decisioni».

La Grecia ha dovuto accettare un compromesso con i creditori, ma Tsipras non smette di denunciare, come ha fatto all’Europarlamento, che «la Commissione Europea, l’Europarlamento e persino il Consiglio Europeo sono passati in secondo piano rispetto all’Eurogruppo, che non era istituzionalmente legittimato, e rispetto alle missioni dei tecnocrati del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea».

Secondo il primo ministro ellenico, quando prevale la logica secondo la quale «ciascuno ce la deve fare da solo», l’isolazionismo sulla solidarietà, «il veleno dell’odio e della xenofobia inizia di nuovo a scorrere nel cuore dell’Europa, settant’anni dopo la tragedia mondiale del fascismo».

Ed oggi, ha aggiunto, «non solo l’Europa si trova di fronte alla crescita elettorale di forze della destra nazionalista e populista, ma anche all’insinuarsi della loro agenda sciovinista e xenofoba, all’interno dello spettro democratico».

Per questo motivo, secondo Alexis Tsipras, «chi nel 2015 ha avuto paura di Syriza e della sinistra che si batte per un’Europa migliore» tutti coloro che «hanno creduto che si contrapponesse all’Europa dell’egemonia neoliberista e delle diseguaglianze sociali, che potesse essere un pericolo per la casa comune europea, oggi deve riconoscere di aver sbagliato».