Giro frenetico di incontri per la Grecia, per dire ai partner che Atene “non è una minaccia per l’Europa”. Ieri Alexis Tsipras ha visto prima a Bruxelles Jean-Claude Juncker e Donald Tusk (presidente del Consiglio Ue), poi a Parigi François Hollande, mentre Janis Varoufakis è stato ricevuto da Mario Draghi a Francoforte, alla vigilia dell’appuntamento a rischio di oggi a Berlino con Wolfgang Schäuble, il primo contatto bilaterale del nuovo governo greco con la Germania.

Un ritmo accelerato, per cercare una soluzione alla crisi greca, mentre il tempo stringe e le banche greche rischiano di rimanere senza soldi. Atene, dopo aver dovuto incassare in questi primi dieci giorni di contatti dopo le elezioni un netto rifiuto da parte dei partner alla richiesta di annullamento di parte del debito, adesso propone una soluzione in due tempi: un “accordo transitorio” con la Ue e la Bce per dare alla Grecia i margini finanziari nella prospettiva di preparare “in comune” con Bruxelles “un progetto su quattro anni”. In cambio, Tsipras ha promesso a Juncker “riforme radicali” in patria: combattere la corruzione, affrontare di petto l’enorme frode fiscale (sui 10 miliardi l’anno) e rafforzare l’efficacia della funzione pubblica.

Atene chiede alla Ue un allentamento del ritmo del riequilibrio finanziario: in particolare, di abolire l’obbligo di mantenere un eccedente primario “mostruoso”, pari al 4,5% del pil, che prende la Grecia “in ostaggio”, impedendo investimenti sociali con l’obbligo di destinare il surplus al rimborso del debito.

François Hollande è chiamato in causa, come la vigilia Matteo Renzi, per giocare un ruolo di “garante” e rilanciare la crescita europea. Hollande ha risposto a Tsipras di avere gli stessi obiettivi, a favore di un’Europa “più solidale, più politica, più rivolta verso la crescita”. Per il presidente francese, “la questione greca” è sul tappeto da 4 anni: “è tempo di trovare una soluzione sul lungo periodo, per la Grecia e per l’Europa”. Ma Parigi esclude un taglio del debito: “la Grecia deve fare le riforme per tornare credibile”.

Renzi ha promesso a Angela Merkel, che per il momento rifiuta di incontrare Tsipras (lo vedrà il 12 febbraio al Consiglio europeo), di non creare un fronte mediterraneo contro Berlino. Hollande spera di poter assumere la posizione di mediatore e ieri ha promesso un “dialogo trasparente” tra Atene e la Ue.

Per la Francia, deve essere trovato un equilibrio tra il rispetto della scelta democratica dei greci, che hanno votato Syriza, e il rispetto degli impegni presi da Atene con i partner dell’Unione (che hanno prestato 190 miliardi, il primo creditore è la Germania con circa 60 miliardi, seguono la Francia, con 43 e l’Italia, con 40).

Tsipras ha ripetuto a Parigi che l’obiettivo del suo governo è di “rispettare la sovranità del popolo greco e il mandato chiaro del nostro popolo”, ma “al tempo stesso – ha aggiunto – noi rispettiamo le regole Ue, vogliamo correggere questo quadro, non distruggerlo e pensiamo di poter trovare una soluzione comune applicabile”. In mattinata, Tsipras ha incontrato Juncker a Bruxelles, dove la posizione resta che “non siamo in un’economia del dono” e quindi bisogna “rispettare gli impegni”. Ma Tsipras è “molto ottimista”, perché “faremo del nostro meglio per trovare una soluzione comune”. Bruxelles considera anche che le proposte di Yanis Varoufakis sono “interessanti”, ma attende “un piano preciso”.

Per la Commissione, “non si deve parlare solo di debito, devono dare dettagli sulla politica economica e sulla politica di bilancio”.

Più delicato l’incontro tra Varoufakis a Draghi, che ha in mano al momento l’immediato futuro di Atene. “La Bce è la banca centrale greca – ha affermato il ministro delle finanze – la Bce farà tutto quello che deve fare per sostenere gli stati membri della zona euro, non ho dubbi sul fatto che possiamo concludere discussioni con i partner europei, cosi’ come con l’Fmi e la Bce, in tempi brevi per far ripartire l’economia greca”.

Varoufakis ha trovato in Draghi “un vero incoraggiamento per l’avvenire”, ma aspetta ancora di avere la certezza che la Bce non soffocherà le banche greche tagliando la liquidità (nella prima settimana di governo Syriza, le banche greche avrebbero utilizzato 3,5 miliardi di soldi dell’Ela, Emergency Liquid Assistance, della Bce). Una doccia fredda è invece venuta dall’Fmi, che attende a breve dei rimborsi consistenti da Atene. Ieri, un portavoce ha dichiarato che “esiste un quadro accettato per affrontare il debito greco, con un programma in corso e non c’è nessuna discussione in corso con il governo greco su un cambiamento del quadro generale”.