A tre settimane dalle elezioni scosse violente stanno attraversando l’intero sistema politico greco, e soprattutto l’area del centrosinistra. Syriza concluderà oggi la discussione sulle alleanze pre e post-elettorali nel comitato centrale, in un clima tutto sommato teso a causa del naufragio della collaborazione con Dimar, la Sinistra democratica, nell’ambito di un progetto politico di aperture promosso da Alexis Tsipras che non trova d’accordo la maggioranza dei dirigenti del movimento.

E da ieri l’ex premier greco Jorgos Papandreou ha annunciato l’uscita dal Pasok (fondato nel 1974 dal padre Jorgos) e la nascita di un nuovo partito. Il «Movimento di socialisti democratici» si presenterà alle urne del 25 gennaio: «Deve dimostrarsi all’altezza delle grandi necessità del paese e del popolo greco» ha detto Papandreou. Le reazioni e le accuse contro l’ex premier sono state enormi. I dirigenti del Pasok, a parte un piccolo gruppo di ex ministri e deputati fedeli all’ex premier, hanno cercato fin all’ultimo di convincere Papandreou a non formare un nuovo partito: «È un suicidio». Non solo, come sostengono, «perché va contro l’eredità politica del Pasok che negli ultimi quarant’anni ha espresso tutta l’area del centrosinistra greco bensì per il fatto che la scissione del Pasok proprio di Papandreou è un atto irrazionale che va contro gli interessi nazionali».

In effetti il Pasok, un partito che fino pochi anni fa raccoglieva oltre il 40 per cento dei voti, oggi rischia di non essere rappresentato nel nuovo parlamento se non supererà la soglia del 3 per cento (i sondaggi lo danno al 5). Negative, almeno a caldo, sono state però le reazioni degli elettori che fino pochi anni fa votavano per il Pasok fino ad arrivare a definire l’ex premier un «irrazionale» e un «venduto».

Jorgos Papandreou, però, ha tutte le ragioni per formare un nuovo partito. Prima silurato dai partner europei nel 2012, quando questi ultimi hanno annullato un referendum sull’austerità imposta dai creditori internazionali, poi messo da parte grazie a complotti interni al Pasok manovrati soprattutto dal suo attuale leader, Evanghelos Venizelos, uomo politico considerato un «filibustiere senza scruppoli» dai suoi avversari, Papandreou in pratica ha dovuto cedere il governo a Nea Dimokratia, eterno avversario dei socialisti. A causa di questa scelta ma anche del fatto che il suo successore alla guida del Pasok, Venizelos, ha trasformato il Pasok in un «partito di carattere personale», come affermano i suoi avversari, la popolarità dei socialisti ha toccato i minimi storici.

La formazione di Papandreou si schiera a favore di una cooperazione post-elettorale con la sinistra radicale ma prima bisognerà vedere se i «socialisti democratici» riusciranno a entrare in parlamento.