«Se c’è un’accusa da fare al governo è quella dell’ingenuità idealista. Sono andati a negoziare con l’Europa di Schauble come se fosse l’Europa di Voltaire. Senza nessuna preparazione, senza nessun progetto e senza preparare l’opinione pubblica greca e anche europea alla durezza dello scontro. Prima delle elezioni dicevano che i mercati avrebbero ballato al nostro ritmo, dopo le elezioni l’accordo sembrava sempre dietro l’angolo. Erano del tutto impreparati, malgrado gli avvertimenti. Questi sono errori gravi, che vanno sottolineati e denunciati».

Loukas Axelos, editore e scrittore, parla a il manifesto dopo essersi appena dimesso dalla Segreteria Politica di Syriza ma rimanendo membro del Comitato Centrale. Nell’ultima riunione fiume, si è schierato con la «Piattaforma di Sinistra» nel contestare la soluzione del Congresso straordinario («Un congresso farsa che dovrà solo rettificare l’accordo con i creditori già passato in Parlamento»).

Ma non è un seguace di Panayotis Lafazanis. La sua critica al governo non comprende l’elaborazione di un’«alternativa» all’euro e si concentra principalmente sul modo in cui Tsipras ha affrontato la crisi. «Non sono per l’uscita dall’eurozona, anche se conosco bene le sue patologie originarie e la degenerazione che ne seguita. Syriza è nato ed è sempre stato un partito europeista. Parlare ora di ritorno alla dracma è fuori luogo. Il gruppo dirigente doveva affrontare il problema dei nostri rapporti con l’Europa molti anni fa, quando era chiaro che avremmo governato. Non lo ha fatto e ora deve fare i salti mortali per giustificare la dura sconfitta incassata».

Axelos dirige la rivista «Tetradia», roccaforte della sinistra «patriottica e internazionalista» ma anche «profondamente europeista» dentro Syriza.

Ritiene che il governo e i popoli europei che lo hanno sostenuto abbiano perso una «battaglia importante».

È convinto che ora c’è un pericolo di «trasformismo» e imputa non Tsipras ma tutto il gruppo dirigente che sta attorno a lui: «Sono i vecchi eurocomunisti che ancora ragionano in termini ideologici. Una piccola minoranza del vecchio Syriza del 4% che si comporta come fosse il proprietario del 37% ottenuto a gennaio».

A loro Axelos imputa anche la scarsa capacità riformatrice del governo: «Se si escludono due o tre ministri, tutti gli altri sono del tutto incapaci e inutili. Tsipras dovrebbe sostituirli, si deve emancipare dai vecchi padroni del partito e sacrificare anche qualche suo amico personale. Deve parlare chiaro alla gente e recuperare la radicalità del programma di governo».

Dovrebbe anche «sfruttare l’enorme capacità di elaborazione teorica e pratica» della sinistra.

«Sono anni che tutti sottopongono studi, proposte, elaborazioni ma nulla di tutto ciò è stato preso in considerazione. Come se il governo di sinistra non ne avesse bisogno. Eccoli qua i risultati. Ed ecco perché mi sono dimesso».

Ultima domanda: alla luce dell’ultimo incontro del Comitato centrale, delle parole di Tsipras e quella degli altri dirigenti di Syriza, si può affermare che ormai il percorso tracciato sembra quello che procede verso una scissione? Axelos ci pensa bene prima di rispondere: «Certo, se le cose non cambiano dentro il partito…» ammette sconsolato.