La nuova vittoria di Alexis Tsipras non segna solo l’affermazione di un leader e di un partito che giocano oramai un ruolo di assoluto protagonismo nella scena politica greca e – potenzialmente – anche europea. Segnano ancor di più l’emergere di una nuova cultura della sinistra: una cultura di governo.

E’ proprio su questo che si è consumata la triste scissione di Syriza ed è quello che hanno premiato gli elettori greci.

E’ questa la sfida più impegnativa che attende il giovane premier: dovrà mostrarsi molto più accorto e preparato di prima nell’affrontare la pioggia di misure recessive e antipopolari concordate a luglio con i creditori. Dovrà applicarle con grande capacità politica, cercando sempre misure equivalenti: non tagliare le pensioni ma magari decurtare ancor di più i privilegi del Palazzo. Non aumentare l’Iva ma far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate, per esempio le emittenti Tv private. Qualcosa è stato già fatto: mentre procede l’inchiesta sui nominativi greci della famosa «lista Falciani», si viene a sapere che già l’erario rivendica più di un miliardo di euro, mentre si avvicinano ai 400 milioni gli arretrati e multe già versate.

E’ questo il segreto del successo di Tsipras. I suoi elettori sanno che farà di tutto per distribuire in maniera equa il peso dell’austerità, una volta fallito il tentativo di ribaltarla del tutto.

Tra poche settimane inoltre ci sarà la ricapitalizzazione delle banche e comincerà la dura trattativa sul debito greco, che veleggia «allegramente» verso il 200% del Pil, e anche questo darà un enorme sollievo all’esausta economia greca.

Certo, in questo percorso, Tsipras ha avuto delle perdite. La più importante è quel 15% dell’elettorato in più che ha deciso di astenersi. E’ una chiara decisione politica, insolita per la Grecia, dove un 25-30% di astensione è ritenuto fisiologico: emigrati, marinai, cittadini che non hanno voglia o i mezzi per tornare al paesello per votare. Per la maggior parte, gli astensionisti erano giovani e anche ex elettori di Syriza. Delusi dal doloroso compromesso con i creditori e non convinti dai dissidenti di Unità Popolare.

Quest’ultima formazione, peraltro, ha subito una durissima sconfitta: segno che l’elettorato di sinistra vuole soluzioni concrete, non dichiarazioni ideologiche né ricette contraddittorie o confuse. Ora Tsipras si dovrà impegnare a recuperare dissidenti e astensionisti.

Ma i veri sconfitti sono le forze neoliberiste distribuite nei vari partiti di destra (Nuova Democrazia) e di centrosinistra (To Potami). Il leader del partito di centrodestra Meimarakis è riuscito a ricompattare il suo partito ma non a convincere gli incerti. La sua proposta di un governo di unità nazionale era sfacciatamente allineata con i desiderata di Bruxelles e Berlino, che non vedevano l’ora di inglobare e neutralizzare il «pericoloso populista greco». Proprio per questo gli elettori hanno invece scelto di continuare la sfida con l’Europa, seppure in termini diversi rispetto a prima.

E’ significativo anche il crollo della formazione di plastica To Potami (Il Fiume), creata un anno fa per dare una patina di novità al vecchio sistema politico, senza cambiare nulla nella sostanza. La Grecia non è il paese in cui un oligarca può creare la versione locale di Forza Italia e vincere subito le elezioni. Potami è crollato sotto il peso della sua inconsistenza politica e gli elettori conservatori hanno preferito tornare a casa, lasciando solo l’improbabile leader, il personaggio televisivo Theodorakis.

Oggi Tsipras presenterà il suo nuovo governo, fotocopia di quello precedente, accanto ai Greci Indipendenti. Gli scandalosi sondaggisti greci (la Procura di Atene ha aperto ieri un’indagine sul loro operato) davano il partito di Panos Kammenos in via di estinzione ma anche in questo caso non ci hanno azzeccato.

Anche Tsipras temeva di rimanere solo in Parlamento e aveva iniziato un discreto dialogo a distanza con il partito socialista Pasok. Sollecitato da una parte non trascurabile del Partito socialista europeo, si era mostrato disposto a un’alleanza governativa con la nuova leader dei socialisti Fofi Gennimatà, a condizione che mettesse da parte i vecchi notabili. Ora non ne ha bisogno ma il progetto di recupero del Pasok a posizioni meno appiattite sulla destra liberista non è stato abbandonato.

Non è improbabile che oggi, nel presentare il nuovo governo, ci sia anche qualche tecnocrate di area socialista, ovviamente valido e incontaminato. Tanto più che, a sorpresa, il Pasok ha visto le sue percentuali aumentare.

Infine i nazisti, che si sono confermati terzo partito, pur consolidandosi sui livelli del 2012, quando Alba Dorata entrò, a passo di marcia, in Parlamento. Con l’intera leadership sotto processo con accuse da codice penale e il capo Michaloliakos a rivendicare la «responsabilità politica» dell’assassinio del rapper Fyssas, non si può più parlare di elettori inconsapevoli.

C’è un 7% di greci che crede nella «bontà» del Terzo Reich. Sarà un problema fargli cambiare idea.