Dopo una giornata di scontri e scintille tra la Ue e il governo greco – e soprattutto tra il ministro tedesco Schaeuble e il premier ellenico Tsipras – Atene in serata sembra aver accettato un primo compromesso. Il condizionale è d’obbligo perché al momento di scrivere questo articolo si parlava solo di indiscrezioni fuoriuscite da fonti governative, ma pare che oggi Tsipras si disponga a chiedere l’estensione per ulteriori sei mesi del finanziamento Ue attualmente in vigore, e che scade il 28 febbraio: data oltre la quale le casse del Partenone sarebbero vuote.

Ma lo schema messo in piedi dal primo ministro greco e leader di Syriza sarebbe quello di ribaltare i meccanismi finora applicati nella Ue, dove a contare dovrebbero essere (nei suoi intenti, è un tentativo appunto) non più le decisioni dei “tecnocrati” (vedi troika, dove predominano inevitabilmente i banchieri di Bce e Fmi) ma quelle dei governi e dei capi di stato.

Spostare tutto più sul piano delle politica, in modo da ottenere una certa tolleranza: infatti ieri sera Tsipras ha sentito alcuni premier europei – tra cui Matteo Renzi, raggiunto telefonicamente a Palazzo Chigi alla presenza del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Il premier greco ha chiesto ai leader europei un vertice per discutere le necessità di finanziamento della Grecia. Secondo il Wall Street Journal, Tsipras chiede di portare il negoziato sul tavolo dei capi di Stato e di governo. «Il negoziato con i nostri partner non è una questione tecnica ma profondamente politica. Ecco perché non si può risolvere in poche ore», ha detto. «La soluzione all’impasse non arriverà dai tecnocrati, ma dai leader politici d’Europa».

«Decideremo se chiedere un’estensione del loan agreement»: cioè del prestito concesso dai partner europei, ma non dell’intero programma di assistenza finanziaria con tutte le condizioni che questo comporta, ha poi spiegato una fonte governativa alle principali agenzie. Secondo la rete televisiva Antenna e altri media, l’esecutivo di Atene presenterà oggi a Bruxelles la richiesta di proroga dei finanziamenti: non più legandoli però al duro programma della troika, ma a una versione più morbida e in qualche modo flessibile concordata con la sola Ue. La base dovrebbe essere il documento sottoposto due giorni fa al ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. La proposta, sempre secondo i media, dovrà essere quindi esaminata dall’Eurogruppo e, qualora fosse ritenuta compatibile con le condizioni poste alla Grecia dall’Eurogruppo, venerdì verrà convocata un’altra riunione dello stesso organismo che dovrà decidere di conseguenza.

Eppure fino a poche ore prima il governo greco sembrava più che determinato a respingere qualsiasi ultimatum proveniente dalla Ue, spiegando che non lo avrebbe accettato «neanche con la pistola puntata alla tempia»: «Il vecchio programma di risparmio è morto». E chi propone di prolungarlo di 6 mesi «spreca il suo tempo», aveva detto Tsipras alla rivista tedesca Stern. Atene non ha bisogno di un piano B, alternativo a quello A proposto dall’Unione, «perché rimarremo nell’euro». «Ma non raggiungeremo questo risultato sulle spalle dei deboli, come il governo che ci ha preceduto». Tsipras aveva chiaramente rigettato l’ultimatum di venerdì scorso: «Non dovrebbe esserci posto nell’Ue per ultimatum del genere. Nessuno può pretendere che andiamo avanti dove il governo di Samaras si è fermato».

D’altronde, le dichiarazioni tedesche erano state così forti da richiedere quasi naturalmente, da parte del governo greco, una reazione di pari livello: «La Grecia deve decidere cosa vuole fare – aveva tuonato al termine dell’Ecofin, il ministro Schaeuble – Nessuno dei colleghi nell’Eurogruppo ha capito cosa vuole veramente e nessuno sa se la stessa Grecia lo sappia», ma Atene deve decidere «se vuole rimanere nell’euro» e «deve prendere degli impegni chiari e duraturi». Insomma, Tsipras vuole restare o vuole uscire dall’euro?

E quindi era seguita la risposta piccata del governo ellenico: la Grecia «non firmerà un’estensione del programma di aiuti nemmeno con una pistola puntata alla tempia», ha detto il portavoce del governo greco Gavriil Sakellaridis alla Tv greca. La Grecia non ha fretta e dunque non accetterà compromessi, ha poi aggiunto Tsipras. La democrazia greca «non può essere minacciata», la Grecia non è una colonia o un paria dell’Europa, ha infine aggiunto. E si vedrà oggi la sua prossima mossa.