Alexis Tsipras è tornato sui punti principali del suo programma elettorale, nel corso di una conferenza stampa, alla Fiera Internazionale di Salonicco.

«Chiediamo un forte mandato popolare per poter continuare l’opera iniziata nello scorso gennaio, in modo da impedire alle forze più conservatrici, in Europa e in Grecia, di attuare il loro progetto per limitare ad una parentesi temporale il governo della sinistra nel nostro paese», ha dichiarato il leader di Syriza. Tsipras ha usato toni duri verso il centrodestra di Nuova Democrazia, sostenendo che deve chiedere scusa per come ha governato in molti esecutivi degli ultimi quarant’anni, per i due anni e mezzo di gestione dei memorandum di austerità, con il Pasok, e per le posizioni tenute nel corso delle trattative con i creditori internazionali.

È chiaro che il presidente di Syriza vuole più che mai, oggi, marcare le differenze con la compagine conservatrice, che è data molto vicino alla sinistra nei sondaggi, e la quale continua a insistere che in questa fase, per il bene del paese, ci vorrebbero dei governi di larghe intese.

«È un dilemma creato ad arte, il voler trovare per forza un modus vivendi tra due forze che sono come il giorno con la notte», insiste Tsipras, che ha già dichiarato di non essere interessato a ricoprire la carica di primo ministro in un ipotetico governo di collaborazione con Nuova Democrazia.

Ma il punto centrale, tuttavia, dell’intervento dell’ex primo ministro ellenico, è il suo approccio al compromesso firmato con i creditori. Ha spiegato che l’obiettivo del prossimo governo di Syriza è di attuare l’accordo – controbilanciando le misure che potrebbero creare recessione – in modo da uscire il prima possibile dalla situazione di tutela in cui si trova.

A chi, tra gli esponenti di “Unità Popolare”, la nuova forza nata a sinistra di Syriza, lo accusa di non essere riuscito a convincere Mosca ad aiutare in modo importante la Grecia, Alexis Tsipras ha mandato un messaggio piuttosto chiaro: «io non sono andato in Russia a chiedere soldi. Chi coltiva, probabilmente, delle illusioni, e pensa che la Russia di oggi sia la continuazione dell’Unione Sovietica, deve risolvere i suoi problemi». Si sta comunque già cercando di pensare al giorno dopo, e alla trattativa sul debito pubblico, che dovrebbe partire a ottobre. Secondo quanto riportato dalla stampa greca, si sta ultimando la creazione di un gruppo di economisti ad hoc, che dovrà sostenere le ragioni di Atene riguardo al bisogno di una rinegoziazione del debito.

A capo del gruppo di esperti dovrebbe venire nominato il professor John Jeanakopoulos, docente all’università di Yale, il quale dovrebbe incontrarsi a breve con Efklidis Tsakalotos, l’ex ministro delle finanze del governo di Syriza.

Nel frattempo, riguardo alle elezioni del 20 settembre, la corte di cassazione greca ha annunciato che hanno fatto domanda per poter partecipare alla consultazione elettorale, 19 partiti politici.

La luce verde necessaria, ora, dopo un attento esame, dovrà arrivare appunto, dalla prima sezione penale della suprema corte. Secondo i sondaggi resi noti sino ad ora, nel parlamento di Atene potrebbero entrare nove partiti. Una delle ultime rilevazioni, pubblicata dal quotidiano To Vima, dà a Syriza il 26,5% delle intenzioni di voto, al centrodestra di Nuova Democrazia il 25,9%. A grande distanza seguono i neonazisti di Alba Dorata, con il 6,5%, il Pasok, alleato di Sinistra Democratica, col 5,8% e i comunisti del Kke con il 5,3%.

Il partito centrista del Fiume non andrebbe oltre il 5,1%, Unità Popolare di Panajotis Lafazanis è data al 4,7%, mentre, l’Unione di Centro sarebbe al 3,5%. Infine, il partito conservatore che ha governato da gennaio ad agosto con Syriza, i Greci Indipendenti, viene stimato al 3%, che è proprio la soglia necessaria per poter entrare in parlamento.