Nuovo tentativo di Alexis Tsipras di trovare una soluzione politica alla crisi greca. Ieri, ai margini del Consiglio europeo dedicato alla tragedia dei migranti, il primo ministro greco ha incontrato Angela Merkel e François Hollande a Bruxelles. Un ennesimo tentativo per sbloccare la situazione, alla vigilia dell’Eurogruppo di oggi a Riga, dove nessuno attende nulla di concreto. I servizi della cancelliera non hanno commentato l’incontro, che invece secondo una fonte greca ha stabilito “progressi importanti”. Da un lato, la Grecia è accusata dai creditori di non aver presentato un piano di riforme credibile, che per Bce, Ue e Fmi significa in sostanza il non rispetto degli impegni elettorali di Syriza. “I programmi non sono soddisfacenti”, ha ripetuto ieri a Berlino il vice-presidentd della Commissione, Vladis Dombrovskis. Senza proposte soddisfacenti da parte di Atene, non verrà versata l’ultima tranche del secondo piano di aiuti (7,2 miliardi di euro). Il secondo piano è già stato prolungato due volte, a fine 2014 (fino a febbraio) e poi a febbraio fino a giugno. Dall’altro, pero’, il governo greco è a corto di denaro. Il 12 maggio deve restituire 780 milioni all’Fmi, l’11 c’è un altro Eurogruppo dove potrebbero esserci delle decisioni, per evitare il Grexit. Ma prima di questa scadenza, c’è la fine del mese, con il pagamento di stipendi dei dipendenti pubblici e pensioni: “la Grecia deve trovare tra i 350 e i 400 milioni per poter pagare”, ha ammesso il vice-ministro dell’economia, Dimitris Mardas. Senza soldi, potrebbe succedere un Grexident, un incidente, di origine interna, ma con conseguenze incalcolabili sulla zona euro.

La pressione sale su Atene. La Bce sta per fare ricorso a un’arma temibile: c’è una proposta di Francoforte per aumentare la svalutazione dei titoli del “collaterale” delle banche greche, cioè la contropartita per ottenere liquidità di emergenza dell’Ela dalla Banca centrale europea. Benoît Coeuré, consigliere esecutivo della Bce, sottolinea che “restano differenze sostanziali” tra le proposte greche e le richieste dei creditori. Per Klaus Regling, direttore generale del fondo salva-stati Mes a cui la recia vorrebbe fare ricorso, “non c’è un piano di riforme”, mentre alcune misure prese dal governo greco sono “costose” e “contrarie all’accordo del 20 febbraio”, non essendo “compensate” da tagli equivalenti nella spesa pubblica.

Tsipras e Varoufakis vogliono arrivare a un accordo politico per il 30 giugno prossimo, data della scadenza dell’ultimo prolungamento del secondo piano di aiuti. A quel punto, la zona euro dovrà offrire ad Atene una via d’uscita che abbia un respiro di medio periodo e non più soluzioni alla giornata. Si discuterà allora di un terzo piano di aiuti e di una nuova ristrutturazione del debito. Politicamente, per Tsipras sarebbe una soluzione sul piano interno, perché il governo Syriza non dovrà più applicare le riforme imposte al predecessore Antonis Samaras. La Ue e la zona euro si irrigidiranno al punto da provocare un Grexit, aprendo un periodo di forte instabilità e di incognite a diverse variabili? Verrà preso il rischio di aprire una breccia nell’euro, che non sarà più considerato irreversibile e che spingerà i “mercati” a chiedersi chi sarà il prossimo ad uscire? La Grecia puo’ sopravvivere fino a giugno, ma a luglio e agosto arrivano scadenze di rimborsi pesanti, a Fmi e Bce. Un terzo piano di aiuti dovrà comunque passare il vaglio del voto di alcuni parlamenti della zona euro, a cominciare da quello tedesco e quello finlandese, paesi dove l’ostilità ad altre concessioni ad Atene è sempre più forte (le elezioni in Finlandia hanno dato la vittoria ai centristi, molto ostili ad Atene che potrebbero formare un governo con i populisti dei Veri Finlandesi, ancora più contrari a concessioni).