Unici titolati a decidere, gli americani non si fanno vedere per la discussione al ministero. Per giunta fanno sapere che la loro intenzione di chiudere è irrevocabile. Invece si vedono bene gli operai Trw, che invece di andare a Roma sotto al Mise partono di buon mattino dai cancelli della fabbrica. Un lungo corteo. Con i 450 addetti diretti dello stabilimento che la multinazionale vuole chiudere entro due mesi, e altre centinaia di persone che solidarizzano, nei fatti, con le tute blu. Comprese le delegazioni delle altre realtà industriali dell’area livornese, che dati alla mano è fra le più in crisi dell’intera penisola, visti i 20mila giovani e meno giovani che sono in cerca di un lavoro decente.

Il traguardo della manifestazione è la gigantesca base militare Usa di Camp Darby. Per arrivarci, i lavoratori finiscono per bloccare la statale Aurelia, nel tratto che da Livorno porta a Pisa. Lo stop è temporaneo, perché l’obiettivo del corteo Trw è quello di aspettare, in presidio, le notizie in arrivo dal ministero. Lì dove il viceministro Claudio De Vincenti chiede al polacco Maciej Gwozdz, vicepresidente della Trw continentale, e al presidente di Trw Italia, Giorgio Marsiaj, di aspettare ancora prima di chiudere la fabbrica di componentistica auto di Livorno.

“L’obiettivo è avere più tempo per trovare un’alternativa – spiega il segretario della Fiom livornese e piombinese, Luciano Gabrielli – e per questo noi siamo disposti anche a parlare di mobilità volontaria incentivata. Ma questo purché sia assicurata l’apertura dello stabilimento per un altro anno, attraverso un ulteriore periodo con il contratto di solidarietà per i lavoratori. Il ministero del lavoro si è già detto disponibile a prolungare l’ammortizzatore sociale”.

La “mobilità volontaria incentivata”, in altre parole le dimissioni dal posto di lavoro in cambio di una somma economica, è già stata proposta in passato da Trw. Circa 50mila euro per autolicenziarsi, quando la multinazionale Usa non aveva ancora passato la mani ai tedeschi di Zf. All’epoca, raccontano gli operai, il colpo di più un centinaio di “esuberi strutturali” era stato parato anche con una sessantina di pensionamenti.

Ora però si tratta di chiudere un’intera fabbrica, con tutti i suoi addetti. E visto il diktat aziendale della chiusura a gennaio, in questo momento si gioca anche in difesa. “Accettiamo di discuterne – puntualizza Gabrielli – alla condizione di restare aperti un altro anno, per rispettare tutti i lavoratori: anche quelli che vogliono andare in mobilità volontaria incentivata, e quelli che vogliono avere la possibilità di incocciare un’altra possibilità”. Al momento assai vaga, nonostante sia sul tavolo del governo un accordo di programma su Livorno sul modello di quello già in attuazione a Piombino, per invogliare qualcuno a investire. Ma il problema più pressante dei 450 lavoratori Trw è che lo stabilimento non chiuda in quattro e quattr’otto. Nuovo tentativo il 25 novembre.