Il colosso farmaceutico Pfizer ha avviato un test su larga scala di un vaccino sperimentale sviluppato insieme alla tedesca BioNTech. La sperimentazione riguarderà 30 mila volontari in 120 aree del mondo. L’obiettivo dichiarato è giungere all’autorizzazione sanitaria già entro il prossimo ottobre.

L’ANNUNCIO di martedì ha seguito di poche ore un comunicato analogo da parte della Moderna, un’altra azienda farmaceutica statunitense in corsa per il vaccino. Studi di questo tipo sono detti «di fase 3».

Mirano a provare l’efficacia di un farmaco su gruppi di volontari molto numerosi e sono l’ultimo gradino da superare prima dell’approvazione da parte della Food and Drug Administration. Diventano così sei i vaccini giunti a questo stadio di sviluppo: due appartengono ad aziende cinesi, due sono statunitensi (Pfizer e Moderna), uno è dell’università di Oxford e l’ultimo è in realtà il «vecchio» vaccino BCG utilizzato contro la tubercolosi, di cui l’australiano Murdoch Institute sta testando l’efficacia contro il Covid-19. Anche la Russia ha annunciato il prossimo lancio di un vaccino, senza dati scientifici a supporto. «Gli americani furono sorpresi dal lancio dello Sputnik. Con il vaccino, succederà la stessa cosa: arriverà prima la Russia» ha detto Kirill Dimitriev, direttore del fondo sovrano che finanzia la ricerca.

IL VACCINO TARGATO PFIZER si basa su una tecnologia innovativa sfruttata anche da altre cordate e messa a punto negli anni ‘90 dall’immunologo italiano Rino Rappuoli.

Invece di inoculare il microbo attenuato o ucciso come nei vaccini tradizionali, un virus innocuo o un altro vettore porta all’interno delle cellule un filamento di Rna, cioè una porzione di codice genetico. L’Rna attiva la produzione della proteina spike del coronavirus responsabile dell’infezione e degli anticorpi in grado di neutralizzarla. Se la risposta immunitaria si rivela abbastanza stabile nel tempo – un dato ancora da verificare – gli stessi anticorpi proteggono anche dal coronavirus. Quello anti-Covid potrebbe essere il primo vaccino basato sull’Rna a entrare in commercio.

LA DATA DI OTTOBRE 2020 a cui punta la Pfizer non è scelta a caso: l’approvazione arriverebbe a ridosso delle elezioni presidenziali statunitensi e diventare il trampolino di Trump verso la re-elezione. Con questa prospettiva, Trump farà di tutto per accelerare il percorso di autorizzazione. Il governo Usa ha investito dieci miliardi di dollari nel programma «Warp speed» (velocità della luce) per sostenere chi può raggiungere l’obiettivo. Due sono andati proprio a BioNTec e Pfizer.

Ma sulla data di ottobre molti sono scettici. La fase 3 di sperimentazione di un vaccino dura in media oltre due anni, secondo uno studio dell’economista olandese Esther Pronker. Le agenzie regolatorie richiedono standard di sicurezza più elevati e studi più approfonditi rispetto ad altri farmaci. «Tra i successi e i fallimenti nel bilancio vincono i secondi», sostiene Pronker: oltre il 90% dei vaccini sperimentali non arriva all’autorizzazione.

PER SFRUTTARE un eventuale successo, Trump dovrà convincere lo zoccolo duro no-vax del suo elettorato, conquistato nel 2016 con la bufala del legame tra vaccini e autismo. Procedure affrettate potrebbero rivelarsi un boomerang. «Per ogni scorciatoia aumentano i rischi che il vaccino non funzioni o abbia effetti collaterali» ha spiegato alla Rai il microbiologo Andrea Crisanti. «Darebbe un fantastico argomento a tutti coloro che pensano che i vaccini sono dannosi». In un sondaggio recente, il 20% degli americani si è dichiarato contrario a vaccinarsi contro il Covid-19, e il 31% si è detto «incerto». Anche se il vaccino sarà pronto a ottobre, poi inizierà l’impresa di produrlo e distribuirlo. La Pfizer si dichiara pronta a consegnare 100 milioni di dosi entro il 2020 e «potenzialmente 1,3 miliardi nel 2021», in gran parte già prenotate da Trump.

Ma si tratta di cifre ipotetiche perché persino trovare così tante fiale di vetro sarà un problema. Come ha scritto il Center for American Progress in un rapporto pubblicato ieri «produrre e distribuire il vaccino contro il Covid-19 rappresenterà una delle iniziative più complesse della storia per il governo statunitense».