I leader democratici hanno annunciato le accuse formali contro Trump, affermando che il presidente ha abusato del suo potere facendo pressioni su una potenza straniera per suoi tornaconti politici, e ostacolato il Congresso nelle indagini sullo scandalo ucraino. «Quando (il presidente) mette se stesso davanti al Paese – ha detto Jerry Nadler, deputato democratico a capo della Commissione Giustizia – mette in pericolo la Costituzione, mette in pericolo la nostra democrazia e mette in pericolo la nostra sicurezza nazionale»,

Se la prossima settimana i due capi d’accusa verranno adottati in seduta plenaria, Trump diventerà il terzo presidente Usa a essere messo in stato d’accusa dal Congresso, dopo Andrew Johnson e Bill Clinton. Spetterà poi al Senato, guidato dai repubblicani, decidere se condannare Trump e sollevarlo dall’incarico.

The Donald e i suoi, a dispetto di ogni testimonianza e di ogni prova, negano che siano state fatte pressioni sul presidente ucraino per indagare su un rivale politico interno alle elezioni Usa 2020, e il rifiuto a collaborare all’inchiesta è stato giustificato da Trump dicendo di non volerla legittimare.

Fatto sta che i democratici, pur sapendo che alla fine andranno probabilmente a sbattere contro il muro dei senatori repubblicani, si sono ritrovati senza possibilità di scelta. Gli illeciti di Trump erano talmente macroscopici da non potere essere ignorati.

«Nessuno è al di sopra della legge» continua a ripetere la portavoce della Camera Nancy Pelosi, e il resto del partito democratico le fa eco, ripetendo ad ogni occasione che tutta questa vicenda non è nata per battaglia politica ma come necessità per difendere la Costituzione. A meno di un anno dalle elezioni del l’impeachment comunque crea uno scontro costituzionale storico e altamente di parte fra Trump e i democratici del Congresso, e che probabilmente avrà ampie implicazioni politiche per entrambi i partiti e aggraverà le divisioni in una nazione già polarizzata.

I democratici sostengono che il calendario politico ha reso ancora più urgente il loro impegno, data la natura delle accuse contro il presidente, che definiscono un modello di prassi iniziata nel 2016, quando Trump ha accolto con favore l’aiuto della Russia alle elezioni e che se non viene interrotto, continuerebbe anche nel 2020.

«La domanda “Perché non aspettare?” – ha detto il capo della Commissione di Intelligence Adam Schiff – equivale a chiedere “perché non lasciargli avere un aiuto straniero ancora una volta”?».

Da questi due articoli di impeachment di accusa si capisce anche la strategia dem di non volere allargare le accuse al rapporto Mueller, nonostante ci sarebbero tutto gli estremi per farlo, e di non volere aspettare per obbligare i pezzi da 90, come Pence, a testimoniare tramite i tribunali. «Ci vorrebbero almeno 8 mesi solo per avere la sentenza della prima corte minore – ha spiegato Schiff – e noi dobbiamo agire adesso».