Durante quello che si precedeva sarebbe stato il più sfrenato e ribollente intervento della sua presidenza fino ad ora, Trump ha aperto il discorso per celebrare la sua assoluzione nel processo di impeachment del Senato, praticamente ammettendo di aver tentato di ostacolare un’indagine dell’Fbi sulla sua campagna del 2016, licenziando il direttore dell’agenzia.

PRIMA DI OPPORSI al processo «malvagio», ai «poliziotti sporchi», al «candidato presidenziale fallito» Mitt Romney e alla «persona orribile» Nancy Pelosi, Trump ha voluto iniziare il suo discorso della vitoria ricordando uno dei momenti più controversi della sua presidenza: il licenziamento del direttore dell’Fbi, James Comey. «Se non avessi licenziato James Comey, è possibile che non sarei nemmeno qui in questo momento», ha detto Trump all’inizio delle sue osservazioni esultanti per la fine del processo.
Dopo di che Trump è passato a ringraziare uno per uno tutti coloro che gli hanno permesso, tramite il voto o la difesa, di restare alla Casa Bianca, intervallando le lodi con attacchi ai suoi nemici giurati di sempre: la stampa tutta tranne il New York Post («perché dice cose carine su di me»), i democratici che «non sanno nemmeno contare i voti in Iowa» e sono viscidi, cattivi, corrotti, più di tutti, chiaramente, Nancy Pelosi. Trump ha definito letteralmente il Russiagate «bullshit» («una cazzata»), e del procuratore speciale Robert Mueller ha detto che «sembrava un brav’uomo» ma che di buono non aveva altro che l’aspetto. Ha definito i capi dell’Fbi «la feccia più alta».

The Donald ha fatto anche riferimento a un appuntamento a cui aveva preso parte poche ore prima, il Prayer Breakfast, durante il quale aveva duramente attaccato Pelosi nonostante fosse seduta lì vicino, sottolineando: «Intendevo ogni parola che ho detto». Durante quell’evento dedicato alla preghiera interconfessionale, Trump aveva fatto riferimento in modo inappropriato a «la loro fede come giustificazione» per l’impeachment e per rimuoverlo dall’incarico. Il messaggio era chiaramente indirizzato a Pelosi ed al senatore dello Utah Mitt Romney. Trump non li ha nominati, ma entrambi avevano fatto riferimento alla loro fede religiosa, per spiegare cosa li avesse convinti a mettere sotto accusa il tycoon.

MITT ROMNEY, unico repubblicano ad aver votato per condannare e rimuovere Trump per una delle due accuse di impeachment, quella di abuso di potere, è diventato il primo senatore nella storia degli Stati Uniti, a votare a favore dell’impeachment di un presidente del suo stesso partito. Questo gli ha attirato l’ira del circolo di Trump.

 

Mitt Romney al Congresso (Ap)

 

Donald Trump Jr., figlio maggiore del presidente, ha chiesto che Romney venga espulso dal Gop; Trump senior è sceso nell’arena per twittare «Se il candidato alla presidenza fallito @MittRomney avesse dedicato la stessa energia e la stessa rabbia a sconfiggere Barack Obama vacillante come fa saggiamente con me, avrebbe potuto vincere le elezioni. Leggi le trascrizioni!».

Uno dei momenti in assoluto più bizzarri del discorso della vittoria di Trump, è stato quello in cui il presidente ha invitato i sostenitori presenti nella sala ad alzarsi e a dire qualcosa di carino su di lui per sostenerlo.

CIÒ CHE SI RICAVA da questo tutto processo, dove alla fine non era nemmeno più in dubbio che Trump fosse andato contro la legge e la Costituzione, è che il partito repubblicano è ormai annichilito nella morsa del loro presidente, contro il quale non farà mai un passo. Si è verificata l’iperbole che Trump aveva usato durante la campagna elettorale del 2016: «Potrei anche tirare fuori una pistola e sparare a qualcuno sulla quinta strada e nessuno mi farebbe niente». Ai tempi era parsa una spacconata, ora è più la descrizione di una realtà distopica.

MITT ROMNEY, decidendo di essere l’unico repubblicano a votare contro Trump, non ha cambiato le sorti dell’impeachment, ma la sua defezione resta una drammatica pietra miliare nell’evoluzione di un partito che ha completamente ceduto a Trump. Questa spaccatura rimarrà nei libri di storia così come nelle prossime azioni dei vari rappresentanti del Gop
Il senatore dello Utah, intervistato da The Atlantic, ha anche spiegato, di non avere l’intenzione di votare per Trump alle elezioni presidenziali del 2020.