L’amministrazione Trump non si ferma, e solo due giorni dopo il risultato del midterm, come ad indicare che la sua linea politica non si è spostata di un millimetro, ha annunciato una stretta sul diritto di asilo per i migranti in arrivo negli Usa; da ora in poi chi entra illegalmente negli Usa non potrà richiederlo.
Questa mossa è stata giustificata con la scusa dell’«emergenza nazionale» ed è stata creata ad hoc contro la carovana di migranti centroamericani in arrivo al confine tra Usa e Messico. È stato proprio il neo nominato ministro della giustizia pro-tempore, l’ex capo di gabinetto del dipartimento di giustizia Matthew Whitaker, al suo primo giorno di lavoro, a imprimere il marchio sulla nuova misura anti-immigrazione.

«Il nostro sistema di asilo è sopraffatto da troppe richieste immotivate da parte di stranieri che così mettono un enorme peso sulle nostre risorse, impedendoci di assicurarle in modo rapido a coloro che meritano veramente il diritto di asilo», hanno affermano Whitaker e il segretario all’interno Kirstjen Nielsen.
Questa misura è arrivata a poche ore dallo schiaffo subito da Trump sempre sul tema dell’immigrazione e che riguarda i Dreamers, i ragazzi arrivati negli Usa illegalmente da bambini a seguito dei loro genitori. La Corte d’appello del nono circuito ha stabilito che è illegale per questa amministrazione cancellare il Deferred Action for Childhood Arrivals, Daca, approvato da Obama.

UN ALTRO COLPO A TRUMP è arrivato dal Montana, dove il giudice Brian Morris ha bloccato la costruzione del controverso gasdotto Keystone XL, che vorrebbe collegare il Canada alle raffinerie Usa.
La corte del Montana si è espressa nel verso contrario a quello desiderato da Trump dicendo che la sua amministrazione «ha semplicemente ignorato» l’effetto che il progetto avrebbe sui cambiamenti climatici e il giudice Morris ha scoperto che nel far rivivere Keystone XL, l’amministrazione Trump non ha adeguatamente tenuto conto di come un calo dei prezzi del petrolio potrebbe influenzare la redditività del gasdotto. Inoltre, l’analisi del governo non ha studiato il potenziale di sversamenti di petrolio o gli effetti cumulativi delle emissioni di gas serra dal gasdotto Keystone in combinazione con l’Alberta Clipper, un altro gasdotto approvato nel 2009.

QUESTA SENTENZA respinge uno dei primi atti di Trump come presidente, che solo due giorni dopo essere entrato in carica, aveva firmato un ordine esecutivo per approvare la costruzione del gasdotto Keystone XL, bloccata da Obama proprio per preoccupazioni ambientali.
Per la nuova sentenza nessun lavoro potrà andare avanti fino a quando il governo non rivedrà completamente l’impatto ambientale della pipeline, e questo scatenerà un’altra battaglia legale sul cambiamento climatico, con un presidente in carica negazionista sul climate change.

I gruppi ambientalisti al momento hanno accolto la decisione come una grande vittoria. Il Keystone XL – il simbolo della battaglia politica sul cambiamento climatico – è un gasdotto di quasi 1.200 miglia che trasporta qualcosa come 800.000 barili di petrolio al giorno, dalle sabbie bituminose canadesi alle raffinerie della Costa del Golfo. Che con questi numeri che qualcosa possa andare storto è praticamente certo.