Ieri Donald Trump ha toccato un nuovo punto basso: sul suo account Twitter l’attuale presidente degli Stati uniti ha condiviso dei video che ritraggono dei (forse) musulmani mentre commettono atti di violenza su ragazzi e su simboli cristiani, probabilmente per alimentare i sentimenti anti-islamici così popolari tra la sua base.

I video condivisi da Trump sono stati realizzati dai militanti di un gruppo dell’estrema destra britannica, Britain First, e secondo la Bbc sono considerabili istigazione alla violenza. Jayda Fransen, leader del gruppo, in passato è stato accusato nel Regno Unito di «molestie religiose gravi».

I titoli dei video sono già di per sé evocativi: «Migrante musulmano picchia il ragazzo olandese con le stampelle!»; «Musulmano distrugge una statua della Vergine Maria!»; «Un gruppo di islamici spintonano un adolescente e lo picchiano a morte!».

È quantomeno insolito vedere un presidente americano promuovere tali contenuti, ma i video sono coerenti con il modo in cui Trump si è avvicinato all’Islam, in particolare nella campagna presidenziale del 2016, quando dichiarava che «l’Islam ci odia» e chiedeva una «chiusura totale e completa» delle frontiere per i musulmani che arrivano negli Usa.

La portavoce della Casa bianca, Sarah Huckabee Sanders, con i giornalisti ha giustificato i tweet dicendo che Trump stava parlando della necessità di proteggere la sicurezza nazionale e di incrementare le spese militari. Resta il fatto che il messaggio veicolato è che il pericolo davanti al quale devono essere difesi gli Stati uniti, per Trump, sono i musulmani e l’Islam.

Non si capisce ormai più, e forse non si è mai capito, se Trump creda in questo messaggio o se non sia solamente strumentale per tenersi stretti gli unici supporter rimasti, vale a dire la destra razzista bianca e ignorante che lo ha sempre sostenuto nelle sue dichiarazioni più becere. Forse una commistione delle due cose.

L’America che The Donald vorrebbe riportare in auge è quella di un uomo bianco, razzista, anziano e nostalgico, quella degli anni ’50, con il segregazionismo, il sessismo, il politicamente scorretto e l’omofobia, con le mogli-trofeo e la servitù nera. Mentre viene progressivamente isolato da un partito che non lo ha mai accettato, accerchiato dalle investigazioni di Mueller sul Russiagate, sotterranee e imperterrite, una doccia di razzismo religioso può tornare utile per cementare la base.