L’amministrazione Trump ha perfezionato e presentato ufficialmente il progetto di legge che punta a eliminare le protezioni ambientali vigenti su corsi d’acqua, zone umide e bacini idrici di ogni dimensione, consegnando una vittoria alla lobby dell’agribusiness, ai produttori di combustibili fossili e agli “sviluppatori immobiliari”, i quali sostengono che le regole risalenti all’era di Barack Obama li incatenano a norme onerose e inutili.

PER LA PRIMA VOLTA da decenni a questa parte, i grandi proprietari terrieri e le grandi aziende agricole potranno scaricare sostanze inquinanti come pesticidi e fertilizzanti direttamente in molti corsi d’acqua, e distruggere o prosciugare le zone umide per renderle edificabili.

Il mese scorso un comitato di scienziati consulenti del governo aveva affermato che la nuova legge «trascura la scienza consolidata», ma gli agricoltori e i gruppi che sostengono l’uso di combustibili fossili hanno fatto molte pressioni a sostegno del cambiamento portato a buon fine dal presidente Trump.

La misura, che verrà attuata nelle prossime settimane, è solo l’ultimo passo della spinta dell’amministrazione Trump verso l’abrogazione o almeno la limitazione delle normative ambientali volute da Obama.

Le novità comprendono due tipi di modifiche: regole che sono state ufficialmente invertite e inversioni di tendenza ancora in corso.Spesso Trump ha usato il sistema di indebolire progressivamente le norme in modo da eroderle gradualmente, invece che cancellarle in un colpo solo.

IL DISEGNO DI RIPORTARE l’America a un’era pre ambientalista, dove tante “quisquilie da fanatici verdi” non guadagnavano terreno legale, è un po’ una macchina del tempo che punta agli anni ’50 e che non si limita alle scelte ambientali, ma include anche altri diritti che non bisognerebbe dare troppo per scontati, come quello all’aborto.

È così che mentre tornava a Washington dal forum di Davos, Trump ha annunciato che oggi prenderà parte alla manifestazione anti aborto «March For Life». Sarà il primo presidente ad aver mai partecipato a un simile evento. Lo scorso anno alla manifestazione era intervenuto il vice presidente, Mike Pence, storicamente vicino agli ambienti più estremisti della destra evangelica. Sorprende sempre, invece, il sostegno garantito a questo ambiente ultra-religioso da parte di un presidente pluridivorziato, frequentore dei più trasgressivi club di New York e degli ambienti dei film per adulti.

Anche se gli ex presidenti repubblicani sarebbero stati inclini a partecipare alla marcia per la vita, non l’hanno mai fatto, o su consiglio dei looro staff o fidandosi semplicemente del proprio istinto, percependo la propria partecipazione all’evento come un passo troppo impegnativo e preferendo dunque mostrare il loro sostegno in modi meno visibili e plateali.

PER CONCLUDERE, almeno per il momento, questo giro di vite nei confronti delle aperture del nuovo millennio, Trump ha anche annunciato un’estensione del «Travelban» ad altri sette Paesi, mentre il Dipartimento di Stato ha annunciato che intende autorizzare i suoi funzionari addetti ai visti, a impedire alle donne straniere incinte di visitare gli Stati uniti, nel tentativo di fermare il “turismo delle nascite”, viaggi progettati in modo da ottenere per i bambini la cittadinanza negli Stati uniti, dove vige lo jus soli. La nuova norma entra in vigore già oggi e consegna totale potere discrezionale agli ufficiali consolari all’estero per rifiutare le richieste di ingresso negli Usa da parte di donne in stato di gravidanza.

DURANTE UN’INTERVISTA al Wall Street Journal, rilasciata a margine del vertice di Davos, Trump ha comunque anticipato la sua intenzione di allargare il travel ban,senza tuttavia precisare quali saranno i nuovi Paesi coinvolti. L’annuncio ufficiale si conoscerà nel dettaglio lunedì ma secondo anticipazioni della stampa Usa i nuovi Paesi dovrebbero essere Bielorussia, Eritrea, Kirghizistan, Myanmar, Nigeria, Sudan e Tanzania.