È arrivato il temuto colpo di coda del presidente Donald Trump, che ieri ha congelato a tempo indefinito i rapporti diplomatici con Cuba, ristabiliti nel 2016 dal presidente Obama. La Casa bianca infatti ha annunciato che verrà sospesa l’emissione di visti nella sua Ambasciata all’Avana, ordinando il rientro in patria del 60% del corpo diplomatico. Inoltre stop ai viaggi delle delegazioni ufficiali incaricate di far progredire la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. E l’ invito ai cittadini Usa a non recarsi a Cuba per timore di probabili «attacchi» alla loro salute negli hotel dell’isola.

LA RAGIONE di tali drastiche misure, che riportano le relazioni diplomatiche con Cuba al clima della guerra fredda, sarebbe dovuta ai supposti «attacchi acustici» che avrebbero provocato seri danni all’udito e traumi a più di una ventina di diplomatici americani in missione nell’isola. Tali attacchi sarebbero iniziati alla fine del 2016 e sarebbero proseguiti, secondo speculazioni della Cnn, anche lo scorso agosto. Solo che nessuno, nemmeno i servizi di sicurezza degli Usa, invitati a Cuba dal presidente Raúl Castro per indagare sui supposti attacchi, è riuscito a produrre una minima prova. Come pure nessuno ha prodotto una ragione valida per cui il governo cubano, impegnato in un processo di normalizzazione con gli Usa giudicato strategico per la sua economia, possa avere autorizzato tali provocazioni.

QUESTE ARGOMENTAZIONI erano state esposte martedì scorso dal ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, nell’ incontro con il Segretario di Stato Rex Tillerson. Il quale, secondo fonti cubane, avrebbe accettato l’argomentazione più volte ripetuta anche dallo stesso Raúl Castro, che Cuba ha sempre rispettato e difeso l’integrità del corpo diplomatico straniero.

Anche in questo caso Trump ha dato ascolto ai duri dell’anticastrismo della Florida, in particolare al senatore Marco Rubio che guida una commissione che potrebbe mettere il naso negli affari del magnate presidente, piuttosto che alle argomentazioni del suo segretario di Stato.

A CUBA DA GIORNI SI TEMEVA il peggio. Nel suo discorso all’Assemblea generale dell’Onu, Trump aveva insultato il governo cubano – «corrotto» – e rimestato il vecchio tema degli Usa «difensori internazionali dei diritti umani». In base a questa «umanità», Trump aveva deciso di prolungare per un anno l’embargo a Cuba, giudicato ingiusto, inutile, anzi dannoso, visto che ha provocato l’isolamento statunitense in America Latina, dalla grande maggioranza dei cittadini nordamericani, oltre che minacciato di fare terra bruciata in Corea del Nord. Per la prima volta in assoluto, il discorso di Trump era stato pubblicato integralmente dal quotidiano del Pc cubano, Granma. Suscitando indignazione e timori nella popolazione. E giovedì lo stesso quotidiano ha pubblicato un’intera pagina con il titolo «Cuba mette in guardia dalla politicizzazione dei supposti incidenti con diplomatici degli Usa all’Avana». Nell’articolo si afferma che «nonostante la mancanza di ogni prova e l’opinione contraria dei maggiori specialisti», l’ipotesi di un «attacco acustico» con «sofisticate armi soniche» continuava ad essere agitata dai mass media statunitensi. E che Cuba confermava la sua disponibilità a cooperare. Invano.

SI TRATTA INFATTI DI ARGOMENTI ignorati da Trump, che da parte sua ha deciso di usare una sorta di «arma turistica» per colpire ulteriormente l’economia cubana, in un momento assai difficile per l’isola. L’uragano Irma, che ha investito il 70% del territorio cubano, ha procurato danni immensi che incidono sull fragile economia impegnata a recuperare sulla stagnazione del 2016, seguita alla crisi del Venezuela. Il turismo, assieme agli investimenti esteri specie nel campo energetico, è uno dei settori sul quale punta il governo per rianimare l’economia. Tanto che ha messo al primo posto gli interventi di riparazione del settore alberghiero in modo che sia pronto a ricevere i turisti per l’alta stagione che inizia a novembre.

È MOLTO DIFFICILE ORA che si possa raggiungere per il 2017 l’obiettivo sperato di 4,7 milioni di turisti. E che una maggiore partecipazione della Russia ai piani di sviluppo economico dell’isola – la settimana scorsa sono stati siglati sei accordi per incrementare i rapporti commerciali – possa compensare gli attacchi americani.

FINO A IERI POMERIGGIO non vi era un risposta ufficiale del governo cubano. Un forte apprezzamento è venuto dai duri della minoritaria opposizione cubana, che hanno chiesto sanzioni economiche contro il governo dell’isola, sempre per «salvare i diritti umani». E nelle speranza che Trump riattivi la legge dei «piedi umidi e piedi secchi», che concede agli immigrati illegali cubani negli Usa uno status privilegiato.