Donald Trump, accompagnato da sua moglie Melania, è approdato martedì mattina a Corpus Christi, una delle zone colpite dalla tempesta tropicale Harvey, per constatare personalmente i danni e dimostrare il proprio impegno per la regione inondata.

Dopo aver incontrato i funzionari statali e federali addetti alla gestione delle emergenze locali, è stato aggiornato sugli ultimi sviluppi dal governatore del Texas, Greg Abbott.

«Vogliamo che lui veda e capisca le enormi sfide che i texani hanno affrontato – ha dichiarato Abbott, da sempre grande sostenitore di Trump – Il presidente è un campione del Texas e campione nell’aiutare a ricostruire e so che sentiremo praticamente quell’impegno».

Trump ha rilasciato una breve dichiarazione, in linea con quella di Abbott: «Vogliamo farlo meglio che mai. Vogliamo essere esaminati in 5 anni e in 10 anni da ora e giudicati come un modello. Questo disastro è di proporzioni epiche, nessuno ha mai visto niente di simile e voglio solo dire che lavorare con il governatore Abbott è un onore per noi».

Trump ha continuato il suo percorso di incontri con diversi membri del Congresso, funzionari locali e sindaci, anche se non c’è stata l’intenzione di incontrare il sindaco di Houston, Sylvester Turner. Turner, afroamericano e democratico, si è sempre esposto nel difendere i migranti e lo ha fatto anche in questo caso, rassicurando anche tramite tutti i social media gli illegali della sua città che – terrorizzati all’idea di essere deportati – non chiamavano le forze in campo per chiedere aiuto.

«Vi difenderò io personalmente – ha detto Turner – Non c’è ragione per non chiedere aiuto. Se qualcuno cerca di deportarvi, scenderò in campo per proteggere i vostri diritti». E il comune ha fatto sapere che non chiederà i documenti a chi si presenta ai rifugi.

Quasi 30mila membri della guardia nazionale provenienti da tutti gli Stati saranno in Texas per questa emergenza, così come la Federal Emergency Management Agency, ente federale per la gestione delle emergenze a cui Trump, nel suo piano elettorale, voleva tagliare centinaia di milioni di sovvenzioni ritenute «sprechi di Washington», così come le assicurazioni nazionali per le alluvioni e il servizio metereologico nazionale.