Dopo averlo negato per mesi, Donald Trump ha ammesso di essere a conoscenza del pagamento di 130 mila dollari effettuato dal suo avvocato personale, Michael Cohen, a favore della porno attrice Stephanie Clifford, in arte Stormy Daniels, per comprarne il silenzio nel periodo pre elettorale su una relazione sessuale avuta in precedenza con The Donald.

A parlare per primo è stato, sorprendentemente, l’ex sindaco di New York, amico personale e parte del team legale di Trump, Rudy Giuliani, il quale ha detto a Fox News, che a rimborsare l’avvocato Cohen per la cifra data all’attrice è stato Trump in persona, non l’organizzazione della sua campagna, per dimostrare che non c’è stata alcuna violazione dei finanziamenti nella campagna elettorale.

Trump ha poi confermato la versione di Giuliani in una serie di tweet dove ha minimizzato l’accaduto, definendo l’accordo di segretezza con Daniels una pratica «molto comune tra celebrità e persone ricche», sorvolando sul fatto di aver sempre dichiarato di non essere a conoscenza di alcun pagamento all’attrice e ripetendo, bene o male, la versione data da Giuliani a Fox News.

Al principio dello scandalo l’avvocato Cohen aveva dichiarato di aver pagato la pornostar di tasca sua, e anche a bordo dell’aereo presidenziale, il mese scorso, interrogato direttamente dai giornalisti, Trump aveva dichiarato in modo secco e inequivocabile di non essere mai stato a conoscenza del pagamento.

Ora che l’ufficio, la camera d’albergo e la casa di Cohen sono stati oggetto di un blitz da parte dell’Fbi, che ha requisito scatole e scatole di documenti e svariati device elettronici appartenenti all’avvocato, che è sotto scrutinio da parte del procuratore Robert Mueller alla guida dell’indagine indipendente sul Russiagate, e che ha definito i documenti sequestrati «una miniera d’oro», Giuliani e il presidente hanno capito che le prove del rimborso di questo pagamento da parte di Trump sono già nelle mani degli investigatori, per cui negare, mentendo, non può più essere una strategia.

Alla luce di ciò è chiaro che era diventato ben più importante scardinare l’inchiesta partita da Cohen, che si concentrava sulla provenienza dei fondi usati per pagare l’attrice, piuttosto che lo scandalo causato dalla notizia della relazione tra Clifford e Trump.

«Non c’è stata nessuna violazione delle leggi sulla campagna elettorale – ha specificato Giuliani – Hanno fatto transitare il denaro attraverso una società legale e il presidente lo ha rimborsato». Stando a Giuliani, Trump «non conosceva i dettagli ma era a conoscenza dell’accordo e che Michael Cohen si sarebbe occupato di cose come queste». Ora il legale dell’attrice Michael Avenatti esulta, in quanto la loro versione sulla consapevolezza di Trump nel pagamento è stata confermata. Mentre Paul Seamus Ryan, vicepresidente per la politica e il contenzioso a Common Cause, ha detto al New York Times che anche se Trump ha rimborsato Cohen, ciò non elimina la possibilità che il pagamento violi le leggi sui finanzaiamenti della campagna.

Di certo c’è che Trump ha ammesso di aver mentito al popolo americano, non sotto giuramento ma ha mentito per settimane riguardo una relazione extraconiugale, e forse per questo ha deciso di assumere Emmet Flood, l’avvocato che difese Bill Clinton nel processo di impeachment per aver mentito riguardo una relazione sessuale avuta con la giovane stagista Monica Lewinsky.

Flood, andrà a sostituire Ty Cobb come consigliere legale della Casa Bianca per le indagini del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate, e secondo molti avrà un approccio più duro nei confronti delle indagini del procuratore, rispetto alle posizioni quasi collaborative di Cobb.