Donald Trump ha usato Twitter per minacciare il presidente iraniano Hassan Rouhani con un messaggio tutto in maiuscolo: «Non minacciare mai più gli Stati Uniti – ha scritto The Donald – o ne pagherai le conseguenze, come pochi nella storia ne hanno sofferto prima. Non siamo un Paese che tollererà più le tue stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione».

Il tweet di Trump è arrivato poche ore dopo il discorso del Segretario di Stato Mike Pompeo che, in California, durante un convegno con i dissidenti iraniani, ha accusato di corruzione la leadership di Teheran: «Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l’Iran è gestito da qualcosa che somiglia più alla mafia che a un governo».

IL SEGRETARIO DI STATO ha continuato senza mezze parole: «A volte sembra che il mondo sia diventato insensibile di fronte all’autoritarismo del regime interno al Paese come alle sue campagne di violenza all’estero, ma l’orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo».

Pompeo ha affermato che gli Usa non «hanno paura» di sanzionare «al più alto livello» il regime di Teheran che rappresenta «un incubo per il popolo iraniano», ed ha concluso lanciando un appello: «Chiediamo a tutti i Paesi stanchi del comportamento distruttivo della Repubblica islamica, di unirsi alla nostra campagna di pressione, e questo riguarda particolarmente i nostri alleati in Medio Oriente ed in Europa, dove vivono persone che sono state terrorizzate per decenni dall’attività violenta del regime».

La campagna di pressione a cui ha alluso Pompeo riguarda la volontà degli Usa di bloccare del tutto le esportazioni di petrolio iraniano. In risposta alle sanzioni, l’Iran ha minacciato la chiusura dello stretto di Hormuz, dove non solo transita l’oro nero di Teheran, ma anche quello di tutto il Golfo Persico, per cui bloccare quello stretto di fatto significa bloccare il traffico mondiale di petrolio.
Il contenuto del tweet di Trump è stato confermato dal consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, che ha rilasciato una dichiarazione per ribadire l’avvertimento di Trump, sottolineando che questa non è una decisione dell’ultima ora: «Ho parlato con il presidente negli scorsi giorni, e mi aveva detto che se l’Iran farà qualcosa di negativo, pagherà un prezzo come pochi Paesi hanno mai pagato prima».

LA PRECISAZIONE di Bolton riguardo le tempistiche della decisione di Trump è un’indiretta risposta a tutte le illazioni secondo cui il presidente, orfano dellla tensione coreana, starebbe scatenando un conflitto con l’Iran al fine di distrarre l’attenzione dai suoi problemi politici interni, incluso il polverone e la reazione negativa al suo rapporto con il presidente russo Vladimir Putin e la dubbia performance tenuta ad Helsinki, dove ha sconfessato l’intelligence Usa per abbracciare le teorie di Mosca sul Russiagate.

OLTRE A CIÒ, durante il fine settimana, il Dipartimento di Giustizia ha diffuso il testo della richiesta avanzata dall’Fbi due mesi prima delle elezioni del 2016, dove si domandava di poter intercettare l’ex consigliere della campagna Trump, Carter Page, in quanto ritenuto un possibile tramite dei russi per influenzare le elezioni Usa.
Ancora più diretta la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders che ha respinto le illazioni su una possibile manovra diversiva di Trump: «»Il presidente sta rispondendo all’Iran e non lascerà che continui a fare minacce contro l’America – ha detto Sanders ai giornalisti che la interrogavano a proposito – (…) Il presidente ha la capacità, a differenza di molti nei media, di concentrarsi su più di un problema alla volta».

LA RETORICA DEI TWEET di Trump non ha comunque spinto il Pentagono ad attivare alcun mezzo militare degli Stati Uniti, né ha generato l’urgenza di spostare le posizioni militare degli Usa vicino all’Iran; mentre Washington un tempo manteneva un gruppo d’attacco in Medio Oriente, al momento non ha nessuno, la portaerei Uss Truman ha lasciato la regione la settimana scorsa e, dicono i funzionari della difesa, la Marina non ha piani immediati per sostituirla.