Ci sono ragioni, per manifestare, più importanti delle aggressioni ai popoli e al pianeta? Detta altrimenti: davvero non era necessario, o non era possibile, o non era prioritario, o addirittura non era opportuno rendere visibile il 24 maggio a Roma una contestazione a Trump? È il miliardario capo dell’Asse della guerra Nato/Golfo, in pochi mesi di regno ha già bombardato tre paesi, ha ordinato l’esecuzione capitale del clima e abbina razzismo antimusulmano con spinto filosaudismo.

«Non c’è che la strada» (Gaber). Altro che proteste furenti sui social, dal tinello di casa. A portata di azioni dirette pacifiche c’era dappertutto quel cobra nero, il corteo di enormi auto blindate, rappresentanti simboliche di carri armati, dollari, potenza, protervia, privilegio, ricchezza e sfruttamento. Purtroppo Trump e la sua corte, ricevuti da tutti in modo bipartisan, perfino da scuolette e ospedali, hanno percorso una città inerte, senza che ai bordi si manifestasse dissenso da comunicare al mondo attraverso i media presenti e per una volta attenti.

«Trump, Nato e G7 uguale guerre ai popoli, guerra al pianeta, padri del terrorismo insieme a Saud, Qatar e Turchia», recitava in inglese un lenzuolo spennellato a tempera, che a via Nazionale si voleva affiancare visivamente ai mostruosi Suv in sfilata. Azione fallita per il solerte intervento della polizia e per l’errore di essere usciti dal marciapiede. Il corpo del reato, il lenzuolo sequestrato, lo si può vedere e leggere in un video della Polizia di Stato, retto da un poliziotto.

Eppure… eppure… 100, 200 persone con qualche ora a disposizione dislocate lungo il percorso osceno del corteo regale avrebbero disturbato il trionfo romano di The Donald. Non le abbiamo trovate, in giorni di email e sms. Forse non abbiamo cercato bene? Non ci volevano pullman organizzati. Né i mezzi e il nome di Greenpeace. L’azione diretta pacifica di tanti bambini come quello di Andersen che dice «il re è nudo» poteva far fiorire Roma di tante scritte ficcanti, piccoli editoriali del dissenso. Lanciare contro i Suv scarpe (l’epico gesto contro Bush a Baghdad) o uova o pomodori sarebbe stato pericoloso: gli americani sparano.

È sbagliato pensare che le uniche possibilità di mobilitazione siano le manifestazioni oceaniche, ora difficili, oppure le «sfide muscolari» con la polizia. A questo proposito va precisato che malgrado le pesanti denunce, le foto segnaletiche, le impronte, e il foglio di via, l’azione delle tre persone del lenzuolo al Quirinale è stata del tutto nonviolenta. Ci sono video, foto e testimoni.