Dal suo resort e golf club di Bedminster in New Jersey dove si trova in vacanza, Trump, durante un incontro con i giornalisti, ha rincarato la dose; invece di retrocedere nei toni in riferimento alla minaccia di Kim Jong-un a Guam, ha spiegato che la sua controminaccia di colpire con «fuoco e fiamme» la Corea del Nord, «forse non è stata sufficientemente dura».

PER ESSERE CERTO di essere stato chiaro Trump ha assicurato che «se la Corea del Nord dovesse anche solo immaginare di attaccare qualunque cosa che amiamo, nostri rappresentanti, i nostri alleati o noi, allora vi dico che loro dovrebbero essere molto, molto preoccupati perché le cose che gli succederanno saranno tali che non le avranno mai neanche ritenute possibili». Non pago Trump ha aggiunto che «sarà meglio che la Corea del Nord inizi a mettere la testa a posto perché in caso contrario si troverà nei guai così come non è mai successo neanche a poche nazioni nel mondo». Sulla possibilità di un attacco preventivo contro Pyongyang ha detto: «Non parliamo di questo. Non lo facciamo mai» per poi aggiungere «vedremo cosa accadrà». Il primo effetto di queste dichiarazioni è stato di compattare un po’ di più i suoi ministri.

SE FINO AL GIORNO PRIMA c’era una discrepanza tra la posizione di Rex Tillerson, il segretario di Stato più propenso ad abbassare i toni e il ministro della difesa Jim Mattis che aveva rilasciato dichiarazioni più simili a quelle del suo presidente, dopo l’incontro di Trump con i giornalisti anche Mattis ha parlato di ricorso alla diplomazia spiegando che «l’opzione militare c’è, ma sappiamo quanto sia catastrofica una guerra ai giorni nostri».

Questa posizione di Mattis contribuisce ad isolare la posizione di Trump; fonti governative Usa fanno sapere che da molti mesi l’amministrazione Trump è impegnata dietro le quinte per tentare di avviare un canale di dialogo con la Corea del Nord, sia per affrontare la questione dei prigionieri americani detenuti nel paese sia per rimediare al deterioramento delle relazioni e questo canale doveva essere la base per avere una seria discussione anche sul programma nucleare nordcoreano.

QUESTO CANALE DIPLOMATICO ha subito però un brusco arresto per via del botta e risposta tra i due capi di stato, e poche ore dopo le nuove minacce di Trump l’agenzia ufficiale di Pyongyang, la Kcna, ha risposto alzando il tiro e dichiarando che «le forze nordcoreane cancelleranno dalla faccia della terra senza alcuna pietà i provocatori che fanno tentativi disperati di soffocare il Paese socialista» aggiungendo che «gli Usa soffriranno una vergognosa sconfitta e un destino tragico e definitivo se persisteranno nelle loro avventure militari, sanzioni e pressioni» contro il regime di Kim Jong-un.

NON POTEVA FINIRE LÌ e Trump ha fatto ricorso nuovamente a Twitter, affidando al social network il proprio messaggio per avvisare che «le misure militari sono state allestite in pieno e pronte a colpire, in caso la Corea del Nord agisse incautamente. Speriamo che Kim Jong-un trovi un’altra strada». Poco dopo, sempre su Twitter, Jim Acosta della Cnn ha reso pubblica una dichiarazione proveniente dalla Casa bianca dove si spiega che in realtà «esistono piani militari sempre pronti a far fronte ad ogni tipo di crisi, questi piani vengono implementati e monitorati continuamente» concludendo, proprio per fare assoluta chiarezza specificando che «in realtà non c’è nulla di nuovo».

QUESTA POSIZIONE DI TRUMP, così violenta e diretta a fronte di una minaccia fino ad ora solo verbale di Kim Jong-un, pare alla maggior parte degli attori politici coinvolti, assolutamente sproporzionata e controproducente, tanto da non essere seguita dal resto dell’amministrazione. Secondo molti analisti americani, l’atteggiamento di Trump è collegato alla volontà di distrarre l’attenzione pubblica dal Russiagate e dai problemi interni della sua amministrazione. Durante l’incontro con la stampa Trump ha parlato anche della crisi con il capo della maggioranza repubblicana Mitch McConnell, sollevando la possibilità che debba dimettersi visto che non riesce a conseguire vittorie legislative. Trump ha poi affrontato il tema del transgender ban all’esercito – 5 militari hanno fatto causa per incostituzionalità – e il nodo delle sanzioni alla Russia: ma tutto è stato sovrastato dall’allarme nordcoreano.