Sotto l’amministrazione Trump, l’Environmental Protection Agency (Epa), l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, sta cambiando il modo in cui il governo valuta i rischi associati ai prodotti chimici pericolosi, allineando le proprie procedure ai desideri delle industrie.

Per anni l’agenzia ha lottato per evitare l’uso di un acido chimico, il perfluorooctanoico o Pfoa, in quanto collegato all’insorgere di cancro al rene, difetti di nascita, disturbi del sistema immunitario e altri gravi problemi di salute. Ma a fine maggio funzionari dell’amministrazione Trump hanno insistito per rimaneggiare le regole in modo da rendere più difficile tenere traccia delle conseguenze di questo elemento.

Questa revisione è solo una di quelle richieste da Nancy B. Beck, ex dirigente presso l’American Chemistry Council, la principale associazione commerciale dell’industria chimica statunitense, e ora parte dell’unità chimica tossicologica dell’Epa.

La nomina di Beck aveva subito destato allarme purtroppo non infondato, stando al memo interno riservato, ottenuto e diffuso dal New York Times.

L’Epa regola circa 80mila prodotti chimici, molti dei quali tossici e utilizzati nei luoghi di lavoro, nelle case e nei prodotti di uso quotidiano; quando i prodotti chimici vengono considerati meno rischiosi, sono meno soggetti a controlli e restrizioni.

Un’area di scontro tra i veterani dell’Epa e Beck è proprio il criterio di valutazione per l’utilizzo di un prodotto: l’agenzia considera qualsiasi possibile utilizzo di una sostanza chimica, quando si determina come regolarla, mentre Beck e l’industria chimica vogliono limitare le valutazioni a solo alcuni specifici usi.

Dopo anni di fallimenti, ora per Beck e i suoi alleati industriali, l’equilibrio del potere dell’agenzia si sta spostando a favore delle industrie.