Dopo aver dichiarato la Guerra Santa alla migrazione musulmana, Trump è occupato a sganciare bombe a destra e a manca. Ha avuto, nondimeno, tempo per congratularsi con Erdogan che, eletto dittatore con un voto falsato, sta per compiere la trasformazione di una roccaforte laica del Medio Oriente in un paese integralista. La pazzia sempre più spesso ci governa. Rompe i ponti con il futuro, inventa il passato e falsifica il presente. Si riproduce e si diffonde in modo proprio secondo meccanismi ripetitivi. La messa in azione di questi meccanismi la si può cogliere dove più piatta e automatica diventa la nostra esperienza di vita.

Nel 2013 un rapporto dell’Oxford Martin School affermava che il 47% di 702 categorie di lavoro esaminate, era suscettibile a essere rimpiazzato dall’automazione nei prossimi 20 anni. Lo scorso Marzo un rapporto prodotto negli Stati Uniti da NBER (Agenzia Nazionale di Ricerca Economica) ha mostrato che tanti impieghi se ne sono già andati ed è improbabile che tornino indietro in forme nuove, come gli entusiasti dello sviluppo tecnologico senza programmazione avevano preconizzato. Viaggiamo verso un futuro di automi occupati e di esseri umani disoccupati.

Lo sviluppo inarrestabile dell’automazione si espande al di là del campo del lavoro. Si moltiplicano i progetti per usare dispositivi meccanici sofisticati in sostituzione delle relazioni affettive e sessuali: robot per fare dormire i bambini, applicazioni nei smartphone per praticare il cunnilingus, “bambole di sesso” in grado di riprodurre artificialmente i segni del piacere erotico e di “comunicare” con il loro utenti. Non sono progetti fantascientifici, ma affari già in corso. Spingono alle sue estreme conseguenze il ricorso ai dispositivi eccitanti/calmanti e all’uso autoerotico del partner sessuale.

Esiste un principio meccanico dell’esistenza che governa in modo omeostatico il nostro psichismo. Opera secondo uno schema semplice: carica/eccitazione-scarica-ricarica/eccitazione. Ci scarica di ogni forma di attesa, incertezza, rischio e inquietudine e ci protegge dal senso di svuotamento, che lo scaricamento determina, ricaricandoci senza alcuna nostra responsabilità e impegno. Mira a eliminare l’imprevisto e la sofferenza. Un’obiettivo pazzo: una gamba ferita che non fa male è necrotica e gli unici che non sentono il dolore e non hanno paura dell’avvenire sono i morti.

Eros è la spinta vitale che il legame con il corpo imprime alla psiche, impegnandola a un lavoro complesso di elaborazione affettiva e ideativa dell’esperienza dei sensi. Thanatos, invece, è il funzionamento omeostatico del nostro psichismo nella sua dimensione pura: la contrazione estrema della nostra rappresentazione del mondo. Conduce ad azioni automatiche, devitalizzanti che dissociano la psiche dal corpo.

Costruiamo macchine che servono ugualmente Thanatos e Eros e sono capaci di funzionare con grande finezza. La cosa con cui si identifica la nostra psiche, quando si contrae, ritirandosi dalla vita, non è la loro complessità (che può essere usata per imitare la realtà), ma il loro automatismo: la ripetitività, prevedibilità del loro funzionamento che rende il loro uso sicuro. La posta in gioco non è più l’uso di strumenti raffinati e complessi per estendere la nostra presa creativa sul mondo. Conta solo che funzioniamo in modo prevedibile per il nostro sguardo chiuso alla vita. La morte, nella forma di pazzia dentro e fuori di noi, è un alleato fidato.

L’automazione dell’esperienza è distruttiva, ma può far eleggere il presidente della più grande potenza del mondo.