Donald Trump, dopo le celebrazioni dell’armistizio della prima guerra mondiale all’Arco di Trionfo e il pranzo con la sessantina di capi di stato e di governo e rappresentanti delle organizzazioni internazionali, non parteciperà al Forum della Pace, che si apre nel pomeriggio di domenica alla Villette. Il Forum chiude le celebrazioni, perché la ricorrenza della fine della prima guerra mondiale diventi un invito a non ripetere gli errori di un secolo fa che hanno portato a 51 mesi di guerra e al massacro di 8 milioni di morti e 20 di feriti e mutilati. Il presidente Usa rifiuta di prendere parte a un incontro che intende rilanciare il multilateralismo, in un momento di ritorno dei nazionalismi e di scelta, da parte degli Usa, del bilateralismo come via diplomatica (stando a un tweet del presidente, Trump pensa di venire a Parigi per assistere a una “parata”, che gli è stata negata a Washington a causa di un preventivo di costi troppo alto, mentre Macron non ha previsto nessun défilé militare, ma una celebrazione che evoca il massacro). Parteciperà invece Vladimir Putin, anche se a Parigi non ci sarà un mini-vertice Trump-Putin, che potrebbero pero’ avere un breve incontro soprattutto per stabilire un prossimo appuntamento, probabilmente al G20 a Buenos Aires a fine mese. Oggi, ha invece luogo un bilaterale Trump-Macron, con al centro la Siria, lo Yemen e le tensioni protezioniste sul commercio internazionale. Alle celebrazioni a Parigi sono presenti tutti i paesi che hanno preso parte alla Grande guerra o ne hanno subito le conseguenze o quelli che le subiscono ancora (il trattato di Sèvres, per esempio, aveva promesso uno stato curdo).

Il Forum della Villette vuole essere una Davos della pace. E’ stato organizzato dalla Francia con l’Onu sul modello della Cop21. Non sono presenti solo gli stati e le organizzazioni internazionali, ma anche le ong e il mondo economico (i finanziamenti del Forum sono anche privati): molte questioni che preoccupano il mondo attuale – dalla necessità di una regolazione finanziaria alla lotta contro il riscaldamento climatico – sono multilaterali per natura. Per evitare lo scoglio di un incontro internazionale fatto di grandi discorsi, sono stati presentati 850 progetti concreti di azioni per la pace, 120 (provenienti da 42 paesi) sono stati accettati. “Questo Forum è nato perché esistono freni a una ricaduta verso gli anni ’30 – ha spiegato lo storico Justin Vaïsse, presidente dell’iniziativa – dappertutto nel mondo ci sono stati o protagonisti privati, in particolare negli Usa, che si mobilitano per l’azione collettiva”. Dagli Usa, difatti, arrivano molte delegazioni, a cominciare da quella della California, per smentire il disinteresse di Trump per l’approccio multilaterale. “Bisogna ricordarsi della precarietà della pace”, ha detto Macron. “Non si tratta solo di commemorare l’armistizio, ma di cercare assieme di mantenere la promessa fatta allora: mai più questo” (Macron ha paragonato il periodo attuale agli anni ’30, ieri a 80 anni dalla notte dei cristalli è stato rivelato che gli atti antisemiti in Francia sono cresciuti in un anno del 69%).

Il Forum si dibatterà, evidentemente, tra le contraddizioni: c’è contestazione per la presenza di presidenti africani autoritari, come per l’invito non ritirato all’Arabia saudita. Per non parlare delle vendite di armi (a cominciare da quelle della Francia alla stessa Arabia saudita, che le utilizza contro gli accordi internazionali per fare dei massacri in Yemen). Domenica, ed è tutto un simbolo, sarà Angela Merkel a sostenere il discorso inaugurale del Forum della Villette, seguita dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Oggi Macron conclude una settimana di “itineranza memoriale” nell’est della Francia, teatro delle grandi battaglie della prima guerra mondiale. Ieri, con Theresa May è stato al memoriale di Thiepval nella Somme, oggi sarà con Angela Merkel a Rethondes, nell’Oise, dove è stato firmato l’armistizio l’11 novembre 1918 (è la prima volta che un cancelliere tedesco va in questo luogo di sconfitta, il gesto è molto simbolico). La settimana di Macron non è pero’ stata facile. L’”itineranza” era stata pensata come un mezzo per riavvicinarsi ai cittadini, da parte di un presidente considerato distante e sempre più impopolare. Ma ci sono stati momenti di tensione, accuse al presidente sulla politica sociale (alla fabbrica Renault) e soprattutto proteste per l’aumento della benzina (vera miccia che rischia di infiammare la Francia, con la giornata di protesta il 17 novembre). C’è stata la polemica su Pétain: Macron ha fatto riferimento al maresciallo come “grande soldato” della prima guerra mondiale, malgrado “le scelte funeste” a Vichy. Macron compiacente con il regime di Vichy? “Non perdono nulla ma non cancello nulla della nostra storia” ha risposto il presidente.