Zero denaro per i militari cubani. Questa in sostanza è la base della nuova politica nei confronti di Cuba che il presidente Donald Trump ha annunciato ieri a Miami. Preceduta da un lungo e continuo lavoro ai fianchi attuato dai duri dello schieramento anticastrista repubblicano in Florida, il senatore Marco Rubio e il parlamentare Mario Díaz-Balart, il capo della Casa bianca ha illustrato ieri le linee guida delle direttive presidenziali per ingranare la marcia indietro rispetto alle aperture decise dal suo predecessore Obama.

MARCIA INDIETRO CON CAUTELA. Perché continuerà, anche se con il freno innestato, il processo di normalizzazione politica tra i due Paesi, ovvero resteranno aperte le ambasciate e continueranno gli incontri per esaminare i vari temi delle relazioni diplomatiche, anche se verranno imposte alcune restrizioni ai viaggi dei funzionari cubani negli Usa. E non verranno attuate significative riduzioni nei viaggi o nell’invio di denaro all’isola dei cubano-americani. Del resto tutte le inchieste attuate mentre si definiva il cambio di rotta del presidente indicavano che la maggioranza degli elettori repubblicani sono contrari a interrompere la normalizzazione dei rapporti con Cuba e che la grande maggioranza dei cittadini di origine cubana della Florida vuole mantenere rapporti economici con l’Avana.

L’OBIETTIVO delle nuove misure presidenziali dunque sembra essere soprattutto il turismo americano a Cuba, che negli ultimi mesi ha avuto un’impennata del 74% rispetto all’anno scorso. Infatti, impedendo transazioni finanziarie con le società (e loro filiali ) delle Forze armate rivoluzionarie (Far) cubane significa colpire Gaesa, il conglomerato di società e industrie controllate dalle Far e diretto dall’ex cognato del presidente Raúl Castro che, secondo dati ufficiosi, controlla quasi il 70% dell’economia dell’isola. E, soprattutto, estende i suoi tentacoli sulla gran parte delle attività turistiche, che rappresentano la terza fonte di ingresso dell’isola, dopo le missioni mediche all’estero e le rimesse dei cubano-americani. Ma che diventeranno di importanza strategica se l’attuale crisi in Venezuela dovesse portare alla caduta del governo bolivariano presieduto da Maduro.

NON SOLO, LE NUOVE DIRETTIVE restringono le autorizzazioni che vengono concesse ai cittadini statunitensi per visitare Cuba. I viaggi per turismo infatti sono proibiti dalla legge federale Burton-Helms – il nucleo dell’embargo americano – e il presidente Obama aveva deciso di espandere a 12 le categorie di cittadini statunitensi che possono viaggiare nell’isola caraibica senza previa autorizzazione del Dipartimento del Tesoro. Con le nuove direttive questa autorizzazione diventerà obbligatoria.

I PRIMI COLPITI da queste misure sono i settori americani che programmano investimento nel settore turistico cubano come la catena Starwood che amministra il Four Points by Sharaton all’Avana e aveva previsto un altro contratto con Gaviota, il settore turistico di Gaesa. Ma le difficoltà per i turisti americani saranno enormi. Per esempio come sapere se il conto che si paga a un ristorante dell’Avana finirà nelle casse delle Far e dunque se viola le leggi federali.

L’OBIETTIVO DICHIARATO dai leader anticastristi è di voler colpire il governo cubano e la sua politica di repressione dei diritti umani e di rafforzare invece la società civile, in particolare il settore privato. Contro questa politica si sono espresse varie organizzazioni statunitensi che hanno messo in luce come tale restrizioni porteranno a una perdita di più di sei miliardi di dollari per le società americane che commerciano con l’isola e la perdita di varie migliaia di posti lavoro. Si tratta di argomenti sensibili per il presidente Trump. Ed è per questo che le nuove direttive mantengono aperti i canali di negoziati con Cuba.

DI CERTO UN’APPLICAZIONE stretta delle restrizioni è un brutto colpo per l’economia dell’isola che attraversa un momento di crisi acuta e di fatto è in stagnazione. Inoltre la situazione del Venezuela fa prevedere nuove difficoltà in fatto di rifornimenti energetici. Ma dietro la condanna ufficiale della nuova politica di Trump, secondo fonti ufficiose, rimane aperta la disponibilità del governo cubano a continuare le trattative su una base pragmatica. Ovvero di abbassare il livello «ideologico» delle polemiche, cercando di trovare punti di accordo sulla base delle indicazioni di quella parte del settore economico statunitense interessato a investire nel mercato turistico, in quello delle infrastrutture e delle comunicazioni.