Trump ribadisce di voler «difendere gli americani» e ha intenzione di farlo a suo modo: aumentando le spese militari, tagliando qua e là altre attività e massacrando l’Obamacare.

QUESTA È UNA SETTIMANA cruciale per Donald Trump: oggi parlerà al Congresso riunito e dovrà essere convincente, dati gli ultimi sondaggi che non lo danno granché in auge tra quello che dovrebbe essere il suo elettorato; per mercoledì è inoltre atteso il nuovo decreto, il «Muslim Ban bis», tante volte annunciato dal tycoon. Negli Usa inoltre c’è l’inviato cinese per prendere accordi per un ipotetico incontro tra Traump e Xi Jinping al prossimo G20. Un’agenda fitta e densa, non senza insidie.

E allora, per cominciare nel migliore dei modi, Donald Trump è partito da quanto aveva già promesso: l’annuncio delle spese militari. Dopo aver ribadito la volontà a fare degli Stati uniti il paese più rilevante in tema nucleare e quello secondo cui «la pace si ottiene con la forza», l’amministrazione Usa passa ai fatti: nel documento inviato alle agenzie federali con la proposta di bilancio per l’anno nuovo, Washington sarebbe pronta a uno «storico» aumento del budget per le spese militari e di sicurezza: 54 miliardi di dollari, il 10% in più rispetto al passato.
Questo aumento del budget dovrebbe arrivare da alcuni tagli previsti: in primis un drastico colpo al settore dell’ambiente, che fa capo all’Epa (Environmental protection agency) e a quello degli aiuti all’estero, gestiti dal Dipartimento di stato.

«SARÀ UN BUDGET che rispetta la mia promessa di proteggere gli americani», ha assicurato Donald Trump. La legge di bilancio sarà presentata il prossimo 13 marzo: in questo modo il miliardario prosegue nella sua proposizione di uomo forte, alla ricerca di una coerenza con la campagna elettorale e accontentando probabilmente settori delle forze armate preoccupati dalle sue precedenti dichiarazioni su disimpegni riguardo Nato e presenza americana sugli scenari internazionali.

Nei giorni scorsi, a proposito dell’impegno nel resto del mondo da parte degli Usa, sulla scrivania di Trump sarebbe anche arrivato il «piano anti Isis». Il documento sarebbe stato messo a punto dal capo del Pentagono James Mattis e dal capo delle forze armate Joseph Dunford e dovrebbe contenere una serie di «opzioni preliminari» che potrebbero portare a una escalation dell’impegno militare degli Usa in Iraq e in Siria, come l’invio di soldati regolari al fronte. Non solo: ieri si è discusso e parlato anche di sanità.

L’OBAMACARE è da sempre un obiettivo del neo presidente americano: ieri è stata annunciata l’individuazione di una «soluzione molto buona» per sostituire la riforma sanitaria di Barack Obama; ancora una volta però Trump non ha svelato alcun dettaglio. I democratici dal canto loro si dicono sul piede di guerra e al Congresso si preparano a un’accoglienza ostile al neo presidente. A questo proposito i rumors che arrivano da chi è vicino all’entourage di Trump, ritengono che i toni che utilizzerà oggi saranno diversi da quelli dell’Inauguration Day.

Trump avrebbe intenzione di presentarsi al Congresso più ottimista e rivolto al futuro, è stato detto. Secondo le indiscrezioni Trump inviterà «tutti gli americani, qualsiasi sia la loro estrazione, ad unirsi al servizio di un futuro più forte e luminoso per la nostra nazione. Tutti gli americani condividono il desiderio di comunità sicure per sé e per la propria famiglia. Tutti gli americani vogliono che i propri figli abbiano accesso a buone scuole, si meritano un buon lavoro che permetta loro di prosperare e sognare».

I DEMOCRATICI hanno invitato al Congresso alcuni dei simboli della lotta al trumpismo: alcuni rifugiati musulmani e immigrati ispanici, i parenti di alcune vittime della violenza delle armi.
Mentre il tradizionale «contro discorso» sarà affidato a una «dreamer» Astrid Silva, nota per aver introdotto Barack Obama nel giorno in cui l’ex presidente annunciò i suoi decreti sull’immigrazione.