Una serie di inversioni di tendenza riguardo prevalentemente la politica economica di Trump suggeriscono che i moderati stanno eclissando la fazione populista della Casa Bianca guidata da Stephen Bannon, lo stratega sempre più isolato.

In un’intervista al Wall Street Journal Trump ha inanellato una serie di affermazioni e sono tutte una marcia indietro rispetto alle dichiarazioni sugli stessi argomenti che The Donald aveva fatto solo poche settimane fa.

Il primo effetto delle parole di Trump è stata la flessione del dollaro che «sta diventando troppo forte e in parte è colpa mia perché la gente ha fiducia in me» ha affermato il presidente degli Stati Uniti e queste parole hanno alimentato un’ondata di vendite sul mercato valutario.

«Il dollaro forte, ovviamente, potrebbe creare dei problemi all’economia americana – ha continuato Trump – È molto, molto difficile competere quando si ha una valuta forte e altri paesi svalutano».

Riguardo la Cina, invece, ha detto che non è una manipolatrice valutaria, dopo aver detto il contrario come durante il discorso di Gettysburg, 22 ottobre 2016: «La Cina è un manipolatore di valuta, cosa ci fanno giocando con la moneta è molto triste», per riaffermarlo anche il 2 aprile al Financial Times: «Quando si parla di manipolazione di valuta, quando si parla di svalutazioni, la Cina è campione del mondo».

Altro cambio d’opinione su Ex-Im Bank, l’Export–Import Bank of the United States; il 12 Aprile Trump ha affermato che «Sembra che molte piccole imprese ne traggano vantaggio. Istintivamente, si direbbe: Non è una cosa ridicola? Ma in realtà, è una cosa molto buona e potrebbe far fare un sacco di soldi», mentre il 4 agosto 2015, all’inizio della sua campagna elettorale, durante un’intervista a Bloomberg l’aveva definita «una specie di pattinaggio per i politici e poche aziende. Non mi piace, penso che sia un bagaglio in eccesso, un’istituzione non necessaria a cui sono contrario».

Altra marcia indietro anche riguardo i tassi di interesse: Trump ora lascia aperta la possibilità di rinominare Janet Yellen alla guida della Federal Reserve, dando un colpo di spugna a tutte le critiche contro la sua politica dei tassi di interesse bassi, che secondo il vecchio Trump avrebbero svantaggiato i risparmiatori.

Il 12 settembre 2016, nel periodo dei dibattiti in tv Hillary Clinton, in un’intervista a Cnbc aveva detto: «Lei mantiene i tassi artificiosamente bassi per permettere a Obama di andare in pensione. È un grave problema politico e in una certa misura, credo che dovrebbe vergognarsi di se stessa».

Ancora più clamoroso il cambio di opinione riguardo la Nato, uno dei bersagli principali di Trump, che in più occasioni l’ha definita «obsoleta», durante i comizi, i dibattiti televisivi e su Twitter, come si legge in un suo tweet del 27 marzo 2016: «La mia dichiarazione sulla Nato che è obsoleta e sproporzionatamente troppo costosa (e ingiusta) per gli Stati Uniti».

Durante la conferenza stampa congiunta con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, di mercoledì scorso ha invece affermato: «Il segretario e io abbiamo avuto una discussione produttiva su ciò che la Nato può fare nella lotta contro il terrorismo. Mi sono lamentato tanto tempo fa, loro sono cambiati e ora combattiamo insieme contro il terrorismo. Ho detto che era obsoleta, non è più obsoleta».

Sempre nell’intervista con il Wall Street Journal Trump ha detto di aver dovuto adattarsi alla presidenza. «La grandezza di tutto è enorme e anche le decisioni sono enormi. Si parla di vita o di morte».

Nei suoi primi mesi, quindi, il Trump candidato che offriva soluzioni semplici, ha dovuto affrontare alcuni ostacoli complicati, scoprendo che non pensava giusto.