Donald Trump ha deciso di non far finta di niente e tramite tweet mattutino ha ammesso: «Sono indagato per aver licenziato il direttore dell’Fbi dall’uomo che mi ha detto di licenziare il direttore dell’Fbi! Caccia alle streghe» ha scritto, fedele alla narrativa che lo vuole perseguitato da democratici e rivali politici.

Cosa farà ora è tutto da vedere. Intanto. Nel confermare di essere sotto inchiesta per il Russiagate, The Donald ha attaccato frontalmente Rosenstein, vice ministro della Giustizia, accusando, un membro della sua amministrazione di guidare un complotto ai suoi danni.

Sessions, ministro della Giustizia fedelissimo di Trump, era stato costretto a ricusarsi dall’indagine del Russiagate per via dei suoi incontri a Washington con Sergei Kislyak, l’ambasciatore russo in America, e a causa di ciò il suo vice è diventato il responsabile dell’inchiesta, ed è stato proprio Rosenstein a nominare il predecessore di Comey, Robert Mueller, come procuratore speciale per condurla.
Rosenstein aveva più scritto una valutazione negativa dell’ex direttore dell’Fbi Comey, che Trump aveva usato come scusa per licenziarlo.

Anche attaccare un membro della propria amministrazione è un passo fatto da Nixon, che licenziò tanto il ministro della Giustizia, quanto il procuratore speciale Cox. E le ipotesi di un impeachment aumentano.

Il Washington Post intanto ha rivelato anche che nell’inchiesta il presidente è ufficialmente in compagnia del genero, Jared Kushner, anche lui nel mirino di Mueller per gli affari condotti dopo i suoi incontri con Kysliak, e con il banchiere Sergei Gorkov, presidente di una banca sottoposta a sanzioni americane, la Vnesheconombank, e per aver chiesto a Kysliak di aprire un canale di comunicazione riservato con Mosca.