Il massacro di Las Vegas è ancora senza movente, anche se nuovi elementi sono stati resi noti dagli investigatori: l’assassino, Stephen Paddock, aveva preparato meticolosamente la strage.

Nella sua suite al 32esimo piano del Mandalay Bay Resort Casino, da dove ha sparato, aveva ammassato un piccolo arsenale composto da 23 tra pistole e mitra, centinaia di munizioni ed altro equipaggiamento d’assalto.

PADDOCK aveva anche installato un sistema di telecamere di sorveglianza in due dei corridoi del resort e aveva inserito una telecamera perfino nello spioncino della porta.
I media americani stanno pubblicando le ricostruzioni dei giorni precedenti all’attacco, in un tentativo di trovare un qualsiasi appiglio per dare delle risposte a un atto che sembra non aver alcun movente.

Ora si spera che qualche risposta la possa fornire la 62enne Marilou Danley, campagna di Paddock, appena rientrata dalle Filippine, il suo paese di origine. In attesa delle risposte ai perché, ancora una volta si è riaperta la questione sempre irrisolta del controllo delle armi, che vede democratici e repubblicani su posizioni inconciliabili.
Arrivato a Las Vegas dopo la sua tardiva visita a Porto Rico, Trump e la moglie Melania sono andati negli ospedali dove sono ricoverate le centinaia di vittime della strage.

QUALCHE ORA PRIMA dell’arrivo dell’Air Force One a Las Vegas, l’emittente televisiva Nbc ha pubblicato su Twitter i punti di discussione prodotti dal dipartimento di comunicazione della Casa bianca e distribuiti all’amministrazione dopo la strage di Las Vegas. Sul tema del controllo delle armi non sembra esserci alcuno spiraglio; nei memo si legge che «c’è una ragione se il secondo emendamento esiste da due secoli, ed è il diritto costituzionale di proteggere la libertà dei cittadini. Il presidente crede che i nostri principi fondamentali di libertà di parola, libertà di credo e il diritto di avere un’arma, vadano difesi, mantenendo la pubblica sicurezza».

QUESTO MEMO CONTIENE anche un messaggio ben preciso in attacco a chi – nell’insindacabile diritto di possedere un’arma, paragonabile al principio di libertà di espressione – non crede: «alcune delle città d’America con le leggi più severe riguardo il controllo delle armi, hanno i più alti tassi di violenza per arma da fuoco», facendo un esplicito riferimento a Chicago e Baltimora.

«Sia ben chiaro – si legge negli appunti – nuove leggi non fermerebbero un pazzo dal fare una strage di innocenti. Servirebbero solo a limitare la libertà dei cittadini. Noi diamo il benvenuto a un dibattito ragionato su armi e sicurezza, ma rifiutiamo il falso mito che non si possano avere entrambe. Abbiamo visto terroristi agire armati di coltello, colpire con macchine e furgoni lanciati su la folla o dirottando aeroplani, limitare il possesso di armi da fuoco serve solo a limitare la libertà degli americani».

CON UNA LISTA di suggerimenti oratori di questo tipo che, nel caso specifico della strage di Las Vegas consigliano ogni due frasi di ripetere «aspettiamo prima di saperne di più per parlare di controllo delle armi», non ci si aspettano grosse aperture per il fronte del «gun control».