Trump entra direttamente a gamba tesa negli affari interni del Venezuela. A Caracas, la Cassazione ha ratificato la condanna a 14 anni di Leopoldo Lopez, leader del partito di estrema destra Voluntad Popular, per aver orchestrato le violenze che, a febbraio del 2014, hanno provocato 43 morti e oltre 850 feriti. Per Trump, che ha ricevuto alla Casa Bianca la moglie di Lopez, Lilian Tintori, il condannato è «un prigioniero politico marito di Lilian Tintori, che ho conosciuto insieme a Marco Rubio, e il Venezuela deve farlo uscire dal carcere immediatamente».

Il presidente Usa ha diffuso il messaggio in twitter, accompagnandolo con una foto in cui compare insieme a Tintori, al suo vice Mike Pence e al senatore repubblicano Marco Rubio, uno dei 34 deputati che hanno firmato l’appello bipartisan per chiedere a Trump ulteriori sanzioni contro il Venezuela.

In questi giorni, il ministero del Tesoro Usa ha emesso misure sanzionatorie contro il vicepresidente venezuelano Tareck El Aissami. L’accusa è quella di narcotraffico. Il governo bolivariano ha reagito con un comunicato durissimo, in cui respinge le accuse «infamanti» anche sulla base dei successi contro il narcotraffico, certificati dagli organismi internazionali. Al contempo, ha querelato ed espulso dal paese la Cnn in spagnolo per aver diffuso la notizia di presunte emissioni di passaporti falsi destinati all’Isis per coinvolgere El Aissami – di origine siriana – anche nell’accusa di «terrorismo».

La fonte utilizzata – ha ribattuto il governo Maduro – è quella di un diplomatico espulso dal Venezuela per aver favorito tentativi destabilizzanti. Trump ha parlato di Venezuela – espulsa dal Mercosur – anche durante una telefonata con il presidente argentino Macri, suo vecchio amico, con la cui famiglia ha fatto affari negli anni precedenti.