Si sono sempre sentiti traditi, i risparmiatori vittime dei crack bancari degli ultimi anni: 16 mila persone soltanto quelli che hanno presentato domanda al fondo interbancario per i risarcimenti. Inizialmente si sono sentiti traditi dagli istituti a cui si erano affidati, poi, tantissimo, dal governo Renzi e da quello successivo, Gentiloni, ai quali chiedevano con fiaccolate, sit-in e proteste di non essere dimenticati mentre salvavano le banche. Ora si sentono traditi ancora di più e se la prendono con il «governo del cambiamento» che li ha illusi, promettendo ciò che nessuno prima aveva detto: un rimborso totale.

In effetti l’articolo 38 – «fondo per il ristoro dei risparmiatori» – della bozza bollinata della legge di bilancio, il testo che dalla prossima settimana inizierà l’iter di approvazione in Parlamento, è rifinanziato, ma in modo del tutto insufficiente per accontentare tutti gli investitori e gli azionisti che hanno visto andare in fumo le loro obbligazioni e quote.

«Hanno preso un sacco di voti promettendo che avrebbero ridato tutto a tutti…invece non fanno meglio del Pd», protesta l’Associazione Vittime del Salvabanche, da anni capofila delle manifestazioni di protesta in particolare contro Banca Etruria e Montepaschi di Siena. L’associazione ha fatto i conti, suddividendo il popolo dei risparmiatori «truffati» dalle sei banche soccorse con denari pubblici in tre categorie e ha alla fine concluso che «vengono risarciti sempre i soliti» e neanche in modo integrale. «Gli esclusi dal precedente governo – scrivono – rimangono esclusi».

L’ombrello coprirà solo il 30 per cento delle somme riconosciute da una sentenza o da un arbitrato e comunque fino a un massimo di 100 mila euro. Riassume, l’associazione: «Quindi rimborso forfait o arbitrato da liquidare tramite il Fitd, ma sempre vincolati dai medesimi paletti (reddito Irpef e data di acquisto). Inoltre, nonostante le cose promesse in campagna elettorale, chi aveva ricevuto il suo 80% non potrà certo aspirare di recuperare il restante 20».

E dunque: «Coloro che avevano comprato da intermediario non sono stati presi in considerazione, non avevano ottenuto niente prima e neppure adesso. Ma occorre ribadire – si legge ancora nel comunicato – che la discriminazione tra truffati in questa vicenda non ha senso in quanto, anche a seguito delle audizioni in Commissione d’inchiesta (quella diretta da Pier Ferdinando Casini nella passata legislatura ndr), è apparso con evidenza a tutti che la truffa è stata di sistema e non allo sportello».

Il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio risponde alle critiche: «Nella manovra abbiamo stanziato 1 miliardo e mezzo» per i il fondo di ristoro dei risparmiatori, cioè «15 volte di più se paragonato all’elemosina di 100 milioni del vecchio governo (il cosiddetto fondo Baretta ndr)». Quindi continua, più accalorato, sempre sul suoi profilo pubblico sui social: «Noi siamo sempre stati dalla vostra parte, ma ora c’è chi gioca a metterci gli uni contro gli altri avvelenando i pozzi. Non mi presto a questo giochino dei giornali».

E insiste: «L’associazione delle vittime del Salva banche è un interlocutore. Questo giovedì ci vedremo, assieme alle altre associazioni e comitati». A questo proposito si può però ricordare che i comitati di risparmiatori truffati, e con loro anche l’Associazione Vittime del Salvabanche, sono stati già convocati al ministero di via XX settembre lo scorso luglio. Aspettavano, evidentemente, di sapere quanto delle loro lamentele si sarebbero poi tradotte nero su bianco nella legge di bilancio che ora è arrivata in dirittura di arrivo. Altra notazione: la presidente dell’Associazione Vittime del Salvabanche, Letizia Giorgianni si è schierata alle ultime politiche ma non con i grillini, con Giorgia Meloni nelle liste di Fratelli d’Italia. Non proprio una «sorella» di Di Maio.