Epilogo triste per le truccatrici Mediaset: il 30 aprile scorso la Pragma/Movigroup – impresa che gestisce l’appalto per conto del gruppo dei Berlusconi – ha firmato un accordo separato con le sole Fistel Cisl e Uilcom Uil, mentre la Slc Cgil ha deciso di non sottoscrivere. Le addette alla sartoria, trucco e parrucco degli studi del Biscione, spiega la Slc Cgil, nei giorni immediatamente precedenti all’incontro, e proprio in vista della scadenza del vecchio appalto, «erano state costrette a subire un ricatto pesantissimo riguardante la scelta tra la sottoscrizione di un accordo individuale, che decurta pesantemente diritti e salario, e la minaccia del licenziamento».

L’accordo separato è applicabile – recita il testo siglato – «esclusivamente al personale proveniente dalla cessione di ramo d’azienda di Sartoria, Trucco e Acconciatura nel 2010 da Videotime Spa». Le truccatrici erano infatti già state protagoniste, nel 2010, di una vertenza contro l’esternalizzazione: che si era conclusa con la cessione alla Pragma (controllata dalla Movigroup), ma con la garanzia di mantenere le stesse condizioni contrattuali che le lavoratrici avevano da dipendenti Mediaset.

Il nuovo accordo, appunto, secondo la Slc Cgil cambia tutto: decurta pesantemente salari e trattamenti, non assicura prospettive occupazionali certe, confermando le preoccupazioni già espresse nel 2010 (ovvero che quando si esternalizza, lo si fa quasi sempre per retribuire meno gli addetti del servizio “tagliato”).

«Si tratta del un surreale quanto misero epilogo di una vicenda che ha visto utilizzare gli strumenti più biechi nel tentativo di strappare una firma a lavoratrici spaventate e artatamente disinformate anche da coloro che, spiace dirlo, avrebbero dovuto lavorare per garantirle e tutelarle», spiega ancora la Slc Cgil. Che a questo punto dà un consiglio alle lavoratrici, nella speranza che non tutto sia perduto e che si possa recuperare: «Rifiutare l’accordo e non aderire è l’indicazione che diamo alle lavoratrici per tenere aperta ancora la partita e non legittimare, apponendo la propria firma, la cancellazione di diritti e salario».