La presidente argentina, Cristina Kirchner, è in Cina, dove ha realizzato incontri politici e commerciali. Tra questi, un Forum con gli imprenditori a cui hanno partecipato 102 compagnie argentine e oltre 500 cinesi. Un viaggio teso a consolidare l’«alleanza strategica» con Pechino. Nel suo paese, intanto, la presidente è più che mai al centro del «caso Alberto Nisman»: il caso del procuratore trovato morto nel bagno di casa il 18 gennaio. Nisman indagava sul devastante attentato suicida alla mutua israelitica di Buenos Aires, avvenuto nel 1994. Era convinto che il governo Kirchner stesse cercando di insabbiare la pista iraniana in cambio di accordi economici con Tehran. Per accusare di questo Cristina era tornato precipitosamente dalle ferie e avrebbe dovuto presentare le sue prove in parlamento il lunedì 19. Un dibattito che il governo avrebbe voluto fosse pubblico, ma che Nisman, appoggiato dall’opposizione e dalla grande stampa (soprattutto il Clarin) aveva preteso si svolgesse a porte chiuse.

Dopo la morte del pm, il clamore e i dubbi sull’apparente suicidio, il fascicolo di accuse è apparso alquanto inconsistente. È invece emerso con forza il ruolo di alcuni personaggi legati ai servizi segreti di altri paesi (Usa e Israele) e la possibilità che Nisman sia stato ucciso o indotto al suicidio. Kirchner ha denunciato un complotto pre-elettorale (questo è anno di elezioni e lei non potrà più ricandidarsi) e ne ha approfittato per proporre un’attesa riforma dell’intelligence. All’improvviso, però, il Clarin ha rivelato che nel secchio della spazzatura di Nisman è stato trovato un brogliaccio di 26 pagine nel quale il pm intendeva chiedere l’arresto della presidente, di alcune alte cariche dello stato e di un leader della Campora, la formazione giovanile che sostiene Kirchner. Processare un capo di stato è un fatto senza precedenti nella storia dell’Argentina. Nell’occhio del ciclone è così finita la giudice Viviana Fein, che indaga sulla morte di Nisman. Fein ha inizialmente smentito l’esistenza del brogliaccio, ma poi ha parlato di «un errore di interpretazione» e ha ammesso che le carte erano state incorporate nell’inchiesta.

Carte senza alcun valore giuridico, hanno ribattuto i ministri di governo: «Un’informazione che si ottiene frugando in un sacco della spazzatura, fa parte dell’informazione spazzatura», ha detto il capo di gabinetto Jorge Capitanich attaccando la linea del Clarin, e ha messo in dubbio che lo scritto fosse da attribuire a Nisman: «certa gente – ha affermato – col pretesto della libertà di stampa difende interessi corporativi. È incredibile che in Argentina si perda tempo a discutere di simile spazzatura».

Intanto, l’opposizione continua a disertare le discussioni sul testo di legge di riforma dei Servizi segreti proposto dal governo. Un testo che manda in soffitta la ex Side per creare l’Agencia Federal de Ingeligencia (Afi). Alcune organizzazioni di sinistra hanno chiesto più tempo per discutere. Sul tavolo, sempre la commistione tra le indagini della magistratura e il ruolo dell’intelligence e la necessità di un forte controllo parlamentare. Un cambio di paradigma fortemente atteso anche dalle associazioni per i diritti umani come il Centro de Estudios Legales y Sociales di Horacio Verbitsky, presente al confronto.