L’arrivo del Governo Draghi ha generato tra i tanti effetti ‘miracolosi’ anche uno strano torpore intorno al dibattito sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Non mancano certo altre questioni delicate su cui focalizzare l’attenzione dei media e della cittadinanza, ma il Piano che costituisce la base della richiesta delle risorse finanziarie previste da Next Generation EU non è certo tema che si possa trascurare visto che rappresenta il principale fattore di rilancio dei paesi europei che hanno subito un impatto travolgente dalla pandemia.

Eppure su questo vuoto di comunicazione che costituisce anche un vulnus alla partecipazione domina il silenzio, o in alcuni casi, pochi per la verità, emergono voci troppo flebili per animare il dibattito.

Avevamo esaminato con cura le poche informazioni di rilievo disponibili puntando sulle audizioni che i Ministri hanno tenuto davanti alle commissioni parlamentari di pertinenza dei singoli ambiti di intervento del PNRR.

Nell’intento di cercare di sviluppare un contributo riflessivo e costruttivo al percorso del Piano e anche di contribuire ad una riflessione che animi il dibattito ‘sopito’, per il momento focalizzeremo la nostra attenzione alla ‘centralità del digitale’ tematica che emerge con forza dalle indicazioni europee relative ai piani dei singoli paesi recepita dal testo presentato alle camere.

Nella sua audizione davanti alle Commissioni congiunte “Bilancio, Lavori pubblici, Politiche Ue” del Senato e “Trasporti” della Camera del 18 marzo 2021 il Ministro Colao ha presentato un quadro di ampio spettro dell’azione relativa al ‘digitale’ prevista nel PNRR evidenziando la nascita di un Comitato Interministeriale che garantisca il raccordo con gli altri Ministeri per l’attuazione degli interventi delle diverse missioni.

Nella versione del PNRR presentata alle Camere non compare Il Comitato Interministeriale trasversale dedicato al contributo del Digitale in raccordo con gli altri Ministeri, è confermato il Comitato interministeriale per la transizione ecologica, peraltro già istituito dal decreto-legge n. 22/2021, che però non prevede la presenza del Ministero per l’Innovazione Tecnologica e per la Transizione Digitale.

La pervasività del digitale è tale da ‘imporre’ la sua centralità anche nelle altre sfide del PNRR, in primo luogo in quelle relative alla ‘transizione ecologica’ e alla ‘salute’, con un ruolo trasversale per l’ammodernamento e il rafforzamento del paese di fronte alle sfide che in atto.

La mancanza di una struttura di confronto tra il piano di interventi sul Digitale e le altre missioni del PNRR costituisce una grave criticità che potrebbe metterne in crisi la tenuta e l’attuazione.

Nell’audizione il Ministro Colao aveva sottolineato, richiamando esplicitamente l’art. 3 della nostra Carta fondamentale, la rilevanza costituzionale del

  1. “diritto alla connettività per tutti i cittadini” e del
  2. ruolo del digitale come “leva fondamentale per dare concretezza al mandato costituzionale di realizzazione del principio di uguaglianza”.

Nel PNRR il riferimento alla rilevanza del ‘diritto alla connessione’ come leva per la realizzazione del principio di uguaglianza non è previsto.

Si tratta di un’occasione persa a cui confidiamo porrà rimedio il parlamento nell’approvazione di una legge costituzionale, così come richiesto dalle iniziative di alcuni parlamentari.

Si trattava di un impegno di particolare valore considerando che

  1. il mancato accesso universale alla ‘rete’ su tutto il territorio nazionale (che il Ministro si impegna ad affrontare con una “accurata e certa pianificazione degli investimenti pubblici in aree a fallimento di mercato”, e
  2. la mancanza di competenze in ampi strati della popolazione, costituiscono insieme alle condizioni socio-economiche il fondamento del digital divide, il cui superamento è oggi elemento centrale di una società più equa e più giusta.

Siamo così di fronte a una doppia criticità: la mancanza di un riferimento di ‘principio’ associata alla mancanza di precisione e puntualità nella definizione delle misure da adottare.

La mancanza di precisione sulle scelte strategiche ricorre anche in altre questioni, sui cui torneremo, tra queste in particolare ricordiamo:

  • il modello adottato per l’implementazione della rete pubblica di connettività;
  • l’interoperabilità tra le diverse amministrazioni;
  • l’esigenza di formare e assumere personale nella pubblica amministrazione con competenze digitali;
  • il ruolo delle aziende pubbliche o a partecipazione pubblica nel processo di transizione digitale;
  • le politiche industriali ed il sostegno economico alla transizione digitale;
  • il supporto digitale alle politiche culturali e alla valorizzazione dei beni culturali come fattore di sviluppo.

Riproponendoci di affrontare queste tematiche ci preme in questa occasione focalizzare la nostra attenzione su una questione centrale del PNRR: la ‘interoperabilità dei dati’.

L’interoperabilità dei ‘dati’ è avvertita come condizione essenziale per garantire

  1. “servizi al cittadino migliori e privi di complessità” e
  2. l’adozione di “politiche pubbliche basate su analisi statistiche in tempo quasi reale e big data anonimizzati” al fine di governare i processi legati alle missioni del PNRR, con particolare riferimento a transizione ecologica, mobilità sostenibile e salute.

In questo senso la mancanza di una struttura di coordinamento preoccupa non poco rispetto alla capacità di governare le trasformazioni nei vari ambiti di intervento.

La disponibilità adeguata di ‘dati’ è per ogni azione di governance una condizione imprescindibile, e bene fa il PNRR a prevedere un esplicito impegno non solo in risorse tecnologiche ma soprattutto in risorse umane all’interno delle Amministrazioni per favorire lo sviluppo di un “cloud unico” dedicato a rendere disponibili i dati che servono per monitorare il territorio e la salute dei cittadini, per pianificare interventi di gestione delle criticità e per la valutazione in itinere e a consuntivo dei risultati degli interventi.

A riguardo però è necessario evidenziare che manca nel PNRR un esplicito riferimento alla problematica della ‘trasparenza’ e della ‘intellegibilità’ degli algoritmi che saranno usati per elaborare i dati, e che saranno fondamentali per le prese di decisione sia nella valutazione dell’esistente, sia nella scelta degli interventi, sia per le verifiche sui risultati.

E’ necessario che sullo sviluppo degli algoritmi, su cui sono centrate le logiche della cosiddetta Intelligenza Artificiale, ci sia un impegno strutturale ad operare in trasparenza e con costanti processi di monitoraggio anche nell’ambito di un confronto con le parti sociali, le associazioni, le istituzioni locali e le amministrazioni interessate.

Gli algoritmi non sono neutri e, soprattutto se concepiti per determinare scelte di pubblico interesse devono essere oggetto di un confronto largo e democratico che accompagni anche la loro implementazione e valutazione nel tempo.

In virtù del loro impatto i ‘dati’, ma soprattutto gli ‘algoritmi’, sono sempre più in grado di incidere nelle scelte politiche e manageriali ma soprattutto, va ribadito con forza, sono fattori determinanti per assicurare il principio di uguaglianza e la tenuta della stessa democrazia della nostra società.

Non si tratta di questioni da poco, che intendiamo riaffrontare in questa rubrica con approfondimenti specifici sul tema e sulle altre mancanze del Piano, nell’intento di stimolare la riflessione in un Paese che rischia ormai di assuefarsi all’idea che gli algoritmi di analisi dei dati siano una questione solo per specialisti e addetti ai lavori.

nota degli autori

la Cgil sul diritto ad internet ha prodotto una iniziativa pubblica ed un numero di Idea Diffusa.

 

Germano Paini è Sociologo dell’innovazione, docente di Culture dell’innovazione e territori, Università Torino

Alessio De Luca è Coordinatore Idea Diffusa, Ufficio Lavoro 4.0 Cgil, responsabile riconversione green e ricerca Cgil