Troppo caldo, scuole chiuse alle isole Canarie
Spagna Il governo dell’arcipelago ha deciso di sospendere le lezioni fino a lunedì prossimo per l’eccezionale ondata di colore. Mentre il vento carico di sabbia del Sahara ha causato la riattivazione di un rogo che nella seconda metà di agosto aveva incenerito più di 13 mila ettari di vegetazione e boschi nell’isola di Tenerife
Spagna Il governo dell’arcipelago ha deciso di sospendere le lezioni fino a lunedì prossimo per l’eccezionale ondata di colore. Mentre il vento carico di sabbia del Sahara ha causato la riattivazione di un rogo che nella seconda metà di agosto aveva incenerito più di 13 mila ettari di vegetazione e boschi nell’isola di Tenerife
Con una decisione senza precedenti, martedì il governo delle Isole Canarie ha deciso di sospendere le lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado fino a lunedì prossimo. Anche gli asili nido comunali di molte località hanno aderito all’iniziativa mentre le due università pubbliche – quella de La Laguna e quella di Las Palmas – hanno deciso di tenere regolarmente i corsi.
Approfittando della giornata festiva nazionale del 12 ottobre – l’ex “festa della razza” che, prima e durante il regime franchista, celebrava la grandezza dell’Impero e il colonialismo spagnolo nel mondo in coincidenza con l’anniversario della “scoperta dell’America” – l’esecutivo regionale ha chiuso le scuole mercoledì e venerdì. A motivare la decisione le insopportabili temperature causate da una forte e persistente ondata di calore che ha investito l’arcipelago negli ultimi quindici giorni e che concederà un po’ di respiro solo a partire da domani.
Non è la prima volta che le isole atlantiche devono fare i conti con un aumento delle temperature ad ottobre. Secondo l’Agenzia Statale di Meteorologia, dal 1975 ad oggi si sono contate dieci ondate di calore, ma quest’anno il fenomeno ha avuto caratteristiche inedite per intensità e durata frantumando tutti i record.
Le temperature hanno infatti toccato i 38 gradi e si sono mantenute per giorni sui 33-34 gradi – circa 10 sopra la media del periodo – rendendo molto difficile ad alunni e insegnanti svolgere le normali attività didattiche in un territorio abituato a un clima mite tutto l’anno.
A chiedere uno stop alle lezioni in attesa di un clima più sopportabile erano stati i responsabili di numerosi centri educativi dopo che in alcune scuole si erano verificati episodi di svenimento o malesseri dovuti a colpi di calore.
Anche i maggiori sindacati degli insegnanti avevano chiesto di dare la priorità alla sicurezza e alla salute della comunità scolastica. In alcuni istituti superiori erano state organizzate assemblee e manifestazioni per chiedere un intervento delle autorità.
Alla fine Poli Suárez, responsabile dell’Istruzione delle isole situate al largo del Marocco e del Sahara Occidentale ha deciso di mandare tutti a casa per alcuni giorni, scartando l’ipotesi di ricorrere alla didattica a distanza come era avvenuto durante le fasi peggiori della pandemia.
Conscio che un’ondata di calore così intensa e durevole non rappresenti un evento eccezionale ma il risultato di un processo di riscaldamento globale che si ripresenterà nei prossimi anni con maggiore vigore, Suárez si è impegnato a presentare quanto prima un “protocollo per le alte temperature” che fino ad ora non si era mai reso necessario. Secondo lo stesso responsabile regionale dell’Istruzione, la maggior parte delle infrastrutture scolastiche dell’arcipelago non soddisfano le condizioni necessarie ad affrontare le alte temperature e si renderà quindi necessario un ingente investimento economico per adattarle alle nuove esigenze.
L’eccezionale ondata di calore che ha investito le Canarie nella prima metà di ottobre e che si sta prolungando ben oltre la durata dell’analogo fenomeno che ha interessato la Spagna continentale ha causato problemi imprevisti anche sul fronte degli incendi.
Il vento caldo e carico di sabbia del Sahara, che provoca problemi di respirazione ad abitanti e turisti, ha infatti causato la riattivazione di un rogo che nella seconda metà di agosto aveva incenerito più di 13 mila ettari di vegetazione e boschi nell’isola di Tenerife, dando vita all’incendio più grave dell’intero arcipelago negli ultimi 40 anni.
Ad inizio settimana il rogo si è riattivato costringendo i vigili del fuoco a un lungo e difficile intervento di spegnimento che non è ancora concluso. Le squadre di pompieri hanno dovuto anche evacuare 110 persone da alcuni agglomerati agricoli dell’interno dell’isola che rischiavano di essere investiti dalle fiamme.
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