Per il centrodestra la strada sembra ormai tracciata, ed è la più semplice: ritrovare l’unità persa ormai da anni soffiando sulle paure degli elettori. Tutti insieme questa volta, e non più in ordine sparso come avviene oggi.

Tre, in particolare, i temi caldi su cui battere e non a caso non sono una novità: «azzeramento dei migranti, più sicurezza nelle città, un rapporto diverso con l’Europa».

Il presidente dei senatori di Forza Italia Paolo Romani lo dice chiaramente in un’intervista apparsa ieri su La Stampa: «Se si ripartirà dai contenuti non sarà impossibile raggiungere una condivisione di intenti con Salvini e Meloni», spiega. A spingere in questa direzione, dopo anni di rapporti a dir poco freddi tra le varie componenti, sono soprattutto i sondaggi che indicano un eventuale centrodestra unito in testa a tutti con oltre il 32%. Tanto basta per mettere da parte divisioni, offese e diversità. «Abbiamo governato con la Lega secessionista di Bossi, figuriamoci se non possiamo farlo con la Lega di Salvini» ricorda Romani.

Prepariamoci dunque a una campagna elettorale in cui sia da destra che da sinistra (vedi i decreti Minniti-Orlando su immigrazione e sicurezza) si farà a gara per offrire risposte securitarie buone solo per alimentare egoismi e timori spesso ingiustificati. Il centrodestra, che in questo campo non deve imparare niente da nessuno, ha già cominciato. L’occasione è stata la presentazione del Def, il Documento di economia e finanza varato dal governo e nel quale è previsto lo stanziamento di oltre 4 miliardi di euro per l’accoglienza dei migranti. Spesa che, a fronte dell’alto numeri di arrivi (stando ai dati del Viminale 27 mila fino al 12 aprile, il 23,8% in più rispetto all’anno scorso) potrebbe crescere fino a toccare i 4,6 miliardi di euro necessari per il soccorso e l’accoglienza. «Una scelta scandalosa se si pensa ai problemi del paese reale, alla disoccupazione dilagante, ai tanti italiani che perdono il lavoro e alle famiglie in affanno», attacca il senatore Maurizio Gasparri (Fi) dando di fatto il via alla solita polemica per cui si toglierebbero soldi agli italiani per sostenere i migranti.

E infatti da Giorgia Meloni a Renato Brunetta, si accodano tutti. «Prima gli immigrati, ecco il nuovo slogan del governo», afferma la leader di Fratelli d’Italia, mente per il presidente dei deputati azzurri «non possiamo più permetterci di portare dentro il nostro paese delle bombe ad orologeria quali sono le centinaia di migliaia di disperati che in Italia non hanno la possibilità né di lavorare né di avere un’accoglienza decente».

In realtà le cose stanno in maniera molto diversa. E non solo perché, come ricorda Stefano Fassina di Sinistra italiana, «i costi per l’accoglienza sono fuori obiettivo del Fiscal Compact, quindi non sottraggono risorse agli italiani». Ma anche perché si tratta di cifre note da tempo, anticipate l’anno scorso dallo stesso ministero dell’Economia sulla base delle previsioni legate al numero di arrivi nel nostro Paese. Senza contare che i soldi spesi per l’accoglienza rappresentano altrettante opportunità di lavoro per migliaia di italiani.

Nei prossimi giorni intanto si comincerà a capire se il piano messo a punto dall’Unione europea per fermare le partenze dalla Libia funziona oppure no. E’ infatti finto l’addestramento da parte della missione europea Sophia della nuova guardia costiera del paese nordafricano alla quale il governo italiano si prepara a consegnare dieci motovedette per il controllo delle coste della Tripolitania. Oltre a fermare i barconi n partenza, i militari libici dovrebbero provvedere anche alle operazioni soccorso dei mezzi in difficoltà. Nonostante le tante rassicurazioni, non c’è però ancora nessuna certezza sulla sorte dei migranti che verranno riportati il Libia dove il rispetto dei diritti umani di chi fugge da guerre e miseria è praticamente sconosciuto. Seppure dovesse funzionare, è chiaro che lo sbarramento costituito dalla guardia costiera libica non sarà sufficiente a fermare le partenze, presumibilmente in aumento con l’arrivo della bella stagione Lo sanno bene anche a Bruxelles, tanto che ieri una portavoce dell’esecutivo comunitario ha assicurato che la Commissione Ue «si tiene pronta a sostenere l’Italia con tutti i mezzi a sua disposizione».