Il premier egiziano ad interim Hazem Beblawi ha annunciato le dimissioni del governo. L’esecutivo, voluto dai militari dopo il golpe del 3 luglio 2013, che ha determinato l’arresto dell’ex presidente Morsi e la messa al bando dei Fratelli musulmani, aveva subìto defezioni di rilievo. Il primo a dare forfait è stato il leader laico del partito Dostour (Costituzione), il premio Nobel Mohammed el Baradei, a cui hanno fatto seguito le dimissioni del ministro per la Cooperazione internazionale, Ziad Bahaa al-Din.
Presentato come un governo social-democratico dai militari, nei sette mesi in carica, il governo Beblawi ha deluso ogni aspettativa di riforma economica operando come braccio esecutivo dei generali vicini al ministro della Difesa Abdel Fattah Sisi. Le dimissioni di Beblawi faciliterebbero la candidatura di Sisi, in vista delle elezioni del prossimo aprile. Con la fine del governo Beblawi, sono quattro gli esecutivi che hanno rassegnato le dimissioni dopo le rivolte del gennaio 2011. Il primo ministro «rivoluzionario» Essam Sharaf si è dimesso nel novembre 2011 per le manifestazioni contro il Consiglio supremo delle Forze armate. Il suo successore è stato l’anziano tecnico Gamal al Ghanzouri che, dopo le presidenziali del giugno 2012, ha lasciato il posto al premier, nominato dall’ex presidente Morsi, Hesham Qandil, ora agli arresti.

In un discorso alla tv pubblica, Beblawi ha ammesso le sue preoccupazioni per il crescente numero di scioperi che il paese sta attraversando. Ma ha difeso il suo operato e ha assicurato che nessun governo avrebbe potuto rispondere alle domande di giustizia sociale in un tempo così breve. Beblawi è stato criticato dalla stampa indipendente per «indecisione e incapacità in politica economica». Le critiche hanno riguardato l’inefficace pacchetto di stimoli all’economia, approvato cinque mesi fa per un valore di 29,6 miliardi di ghinee (3 mld di euro). Ma il principale campanello di allarme per la tenuta dell’economia egiziana è arrivato dall’agricoltura. Le riserve di grano non basterebbero a coprire la domanda interna oltre il prossimo giugno.
Da voci non confermate, il premier ad interim potrebbe essere sostituito dall’attuale ministro dell’edilizia pubblica, Ibrahim Mihlib. Ieri Hala Shukrallah è stata eletta segretario del partito Dostour, succedendo a Baradei che non è tornato alla vita pubblica dopo le dimissioni. È la prima donna di religione cristiano-copta a guidare un partito egiziano.

In Egitto, da settimane sono in corso gli scioperi dei lavoratori del settore pubblico e dei dipendenti della compagnia per la raccolta dei rifiuti. Anche i lavoratori del trasporto pubblico hanno iniziato ieri il secondo giorno di sciopero. Il vice presidente del sindacato indipendente del settore, Tarek el Beheri, insiste sull’inserimento dei lavoratori dei trasporti tra gli aventi diritto al salario minimo di 1200 ghinee (125 euro). I lavoratori hanno assicurato che sospenderanno la serrata se il governo darà risposte concrete altrimenti sarà sciopero ad oltranza. Non solo, oltre un milione di lavoratori del settore privato e delle aziende a partecipazione statale sono sul piede di guerra per non essere stati inseriti tra gli aventi diritto al salario minimo. Per questo i dipendenti di molte imprese pubbliche sono entrati in sciopero nelle ultime settimane. Le proteste principali sono in corso nelle industrie tessili Ghazl Masri di Mahalla al Kubra, nella Tanta Flax e Shebeen Weaving, nel Delta del Nilo. Da mesi è in sciopero, per aumenti salariali, anche il settore sanitario, dai medici, ai dentisti e ai farmacisti. Dal canto suo, l’Alleanza nazionale per il sostegno della legittimità, guidata dai Fratelli musulmani, ha dato il via ad una serie di scioperi degli studenti nell’avvio del secondo semestre nelle Università egiziane, con un documento che dice: «Gli studenti riveleranno il terrorismo del colpo di stato».

I lavoratori sono stati tra i protagonisti delle proteste del 2011. Già dal 2004 al 2008 si sono svolte 300mila manifestazioni con più di due milioni di lavoratori coinvolti. L’attivismo operaio è culminato negli anni 2006-2008, dopo la crisi dell’industria tessile. Il 10 febbraio 2011, 18 mila operai hanno scioperato costringendo alla chiusura l’aeroporto e la borsa: era il giorno precedente alle dimissioni dell’ex presidente Mubarak. I militari, tra i più importanti dirigenti delle industrie egiziane, hanno sempre guardato con estrema attenzione il dissenso nelle fabbriche.